Le filiali degli istituti di credito presenti sul territorio sono sempre meno. Un fenomeno che crea disagio ai cittadini, soprattutto i più anziani, ma anche alle imprese, per la difficoltà di accedere al credito senza ricorrere alle banche online. A rilevarlo è l’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl, che riporta gli studi e le analisi del Comitato scientifico della Fondazione Fiba. Obiettivo: sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica sulle conseguenze del fenomeno e sollecitare interventi correttivi.
Oltre 4 milioni di persone senza una banca nel proprio comune
Il report, elaborato sulla base dei database ufficiali di Banca d’Italia, Istat ed Eurostat aggiornati a fine giugno, stima che in Italia ci sia un’area, vasta almeno quanto i territori delle regioni Lombardia, Veneto e Piemonte messe insieme (pari ad un quarto del territorio della Penisola) del tutto priva di sportelli bancari.
Il 41% dei comuni italiani non ha sportelli bancari sul suo territorio. In Italia 4 milioni e 300 mila persone risiedono in comuni che non registrano la presenza di nessun istituto di credito: 380mila in più solo nell’ultimo anno. Oltre la metà di questi clienti è stata privata dell’accesso agli sportelli già dal 2015. Sei milioni di persone invece, possono contare su un solo sportello nella propria località di residenza. La popolazione senza sportello è anche quella che generalmente utilizza meno l’internet banking e subisce quindi i disagi maggiori. Anche le imprese risentono della mancanza di filiali sul territorio: 249mila imprese hanno sede in comuni sprovvisti di filiali bancarie e 387mila in comuni con un solo sportello.
Male le grandi città, il Sud resiste
Le province italiane in cui il fenomeno della desertificazione si fa più sentire sono Isernia e Vibo Valentia, che conquistano la maglia nera per le difficoltà dei cittadini nella ricerca di una banca. A seguire Campobasso, Cosenza, Verbano-Cusio-Ossola, Rieti, Avellino, Aosta, Catanzaro, Reggio Calabria, Alessandria e Benevento. Una classifica che coinvolge indistintamente città di tutto lo stivale, non solo i piccoli centri o le aree montane, ma le grandi città.
In cima alla classifica dei comuni con meno disagi e con il più basso indicatore di desertificazione assoluta ci sono Barletta-Andria-Trani e Brindisi, Grosseto e Pisa, Ravenna e Reggio Emilia e Ragusa. In queste sette province nessun comune è rimasto senza sportelli bancari.
Un fenomeno che mette a rischio l’economia dei territori
Il fenomeno di desertificazione avanza rapidamente negli ultimi anni: tra il 2015 e il 2023 il 13% dei comuni è rimasto privo di sportelli. Nel 2023 sono stati chiusi altri 593 sportelli: nei primi sei mesi dell’anno si conferma la tendenza. I comuni “desertificati” sono cresciuti ancora (+2,9%). Nel primo semestre del 2023 la desertificazione è avanzata più velocemente nelle Marche (-5%), in Lombardia (-3,9%), Sicilia (-3,6%), Lazio (-2,9%), Umbria e Veneto (-2,6%).
“Alcune province del Sud, nonostante la fuga delle grandi banche, mostrano una sorprendente resilienza. In generale, le realtà che occupano i primi posti – spiega il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani – si contraddistinguono per il radicamento delle piccole banche, che con il rialzo dei tassi d’interesse vedono premiato il loro modello di business incentrato sulla territorialità e sull’erogazione del credito. È un’ulteriore conferma che la biodiversità bancaria non è un costo, ma una ricchezza”.