Banche italiane: nei primi sei mesi del 2023 migliora la qualità del credito

I risultati dell'analisi KPMG sui bilanci dei gruppi bancari italiani del primo semestre dell'esercizio 2023

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La qualità del credito delle banche italiane si conferma in costante miglioramento, anche se gli effetti di medio-lungo periodo del COVID-19 e del conflitto russo-ucraino causano un incremento delle sofferenze. Lo rileva l’ultima l’analisi KPMG, relativa ai bilanci dei gruppi bancari italiani nel primo semestre dell’esercizio 2023. Dallo studio emergono risultati positivi anche in termini di redditività e patrimonializzazione. I gruppi beneficiano degli effetti della politica monetaria restrittiva portata avanti dalla BCE per contrastare la spirale inflazionistica. Si evidenziano ancora alcune difficoltà sul lato dell’efficientamento dei costi. Tuttavia, il forte aumento della marginalità ha portato ad un netto miglioramento del Cost/Income Ratio.

Il trend positivo della qualità del credito

La dinamica delle non performing exposure – si legge nello studio – conferma il trend positivo registrato negli ultimi anni: le esposizioni deteriorate nette segnano un calo del 5,4% nel primo semestre del 2023, con andamenti contrastanti delle diverse categorie: le inadempienze probabili si sono ridotte dell’8,6%, mentre le sofferenze e le esposizioni scadute hanno segnato un incremento, rispettivamente del 3,0% e dell’8%. In questo contesto, l’NPE Ratio lordo si riduce di 0,1 punti percentuali (dal 2,9% di dicembre 2022 al 2,8% di giugno 2023).

Le rettifiche di valore su crediti hanno registrato una notevole flessione (-44,6%) nel primo semestre del 2023, attestandosi a 1,8 miliardi di euro, per effetto della riduzione registrata dai gruppi maggiori (-65,3%). Il livello di copertura delle non performing exposure registra un lieve incremento (+0,6 punti percentuali rispetto a dicembre 2022), attestandosi al 50,3%.

Le esposizioni deteriorate nette

Nel primo semestre del 2023 le esposizioni deteriorate nette, su un campione considerato di nove gruppi bancari, si attestano a 18,6 miliardi di euro, in calo del 5,4% rispetto al dato di dicembre 2022. Si conferma quindi il trend positivo registrato nei semestri precedenti che vede una progressiva flessione delle non performing exposure.

A giugno 2023 queste ultime rappresentano l’1,4% del totale degli impieghi verso la clientela, un valore in calo di 0,1 punti percentuali rispetto al dato di dicembre 2022. I gruppi maggiori e piccoli registrano l’incidenza più bassa di partite deteriorate rispetto al totale degli impieghi netti verso la clientela (rispettivamente 1,3% e 1,2%), mentre i gruppi grandi segnano il valore più elevato (1,7%).

La gran parte delle esposizioni deteriorate è costituita da inadempienze probabili, pari al 72,5% del totale dell’aggregato, e da sofferenze (19,5%), mentre gli impieghi scaduti rappresentano l’8% delle non performing exposure. Rispetto al dato di dicembre 2022 è aumentata l’incidenza delle sofferenze e dei crediti scaduti, mentre si è ridotta considerevolmente la quota di inadempienze probabili. In termini di valore assoluto, la riduzione delle esposizioni deteriorate è attribuibile alla flessione delle inadempienze probabili (-8,6%), mentre sofferenze e crediti scaduti hanno registrato un incremento (rispettivamente del +3% e +8%). A giugno 2023 le sofferenze nette si attestano a quota 3,6 miliardi di euro e rappresentano lo 0,3% delle esposizioni nette verso la clientela, una quota sostanzialmente stabile rispetto a dicembre 2022.

Esposizioni deteriorate lorde

Nel primo semestre del 2023 le esposizioni deteriorate lorde del campione rappresentano il 2,8% del totale degli impieghi lordi, un valore in flessione di 0,1 punti percentuali rispetto al dato di dicembre 2022. Si conferma quindi, nonostante il periodo complesso dal punto di vista macroeconomico e geopolitico, il progressivo miglioramento della qualità del credito osservato negli ultimi anni.

L’indicatore più elevato è registrato dai gruppi grandi (3,6%), nonostante la riduzione di 0,2 punti percentuali osservata nel semestre, mentre i valori più contenuti dell’indicatore sono registrati dai gruppi maggiori (2,5%), che fanno segnare una sostanziale stabilità rispetto a dicembre 2022. I gruppi medi, invece, fanno segnare una quota di esposizioni deteriorate pari al 2,8% e la riduzione più marcata rispetto all’anno precedente (-0,4 punti percentuali).

A giugno 2023 le sofferenze lorde ammontano a 12,4 miliardi di euro, in crescita del 2,4%, e rappresentano lo 0,9% del totale delle esposizioni verso clientela lorde del campione, un dato sostanzialmente stabile rispetto a dicembre 2022. I gruppi maggiori fanno segnare il ratio più basso, pari a 0,7%, mentre i gruppi grandi e medi registrano un’incidenza delle sofferenze lorde sul totale delle esposizioni lorde pari rispettivamente all’1,4% e all’1,1%. Nel primo semestre del 2023 solo i gruppi medi hanno segnato una riduzione dell’incidenza delle sofferenze lorde sul totale delle esposizioni lorde (-0,2 punti percentuali).

Le rettifiche su crediti

Nel primo semestre del 2023, riferisce il report, i gruppi bancari del campione analizzato hanno effettuato rettifiche su crediti per circa 1,8 miliardi di euro, un valore in netta riduzione rispetto al primo semestre del 2022 (-44,6%). L’andamento dell’indicatore è dovuto al trend fatto registrare dai gruppi maggiori, con una riduzione del 65,3%. Per contro i gruppi grandi e medi hanno fatto segnare un consistente incremento delle rettifiche. La forte flessione delle rettifiche registrata nel primo semestre del 2023 da parte dei gruppi maggiori è dovuta all’importante politica di pulizia di bilancio che era stata effettuata nel primo semestre del 2022 alla luce dell’esaurimento degli effetti delle misure di garanzia e moratoria sui crediti concesse dal governo in risposta alla pandemia COVID-19 e dei primi impatti del conflitto russo-ucraino, che avevano già portato i gruppi bancari maggiori a registrare a bilancio le potenziali perdite derivanti dal deterioramento della qualità del credito previste nei mesi successivi.

Fonte: ufficio stampa KPMG