Derivati sul credito sempre più diffusi: per le banche Ue prevale la prudenza in vista di Basilea 3

I dati Iacpm rivelano un boom di operazioni tramite le quali gli istituti trasferiscono il rischio di credito, mantenendo il possesso delle proprie posizioni debitorie. Ecco perché avviene

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Si moltiplicano le operazioni sintetiche di copertura del rischio di credito realizzate dalle banche, in particolare dagli istituti di credito dell’Ue che le hanno raddoppiate. In base ai dati forniti dalla Iacpm (International Association of Credit Portfolio Managers, associazione con oltre 135 istituti membri in più di 30 Paesi) infatti, il volume di questo tipo di operazioni, eseguite dalle maggiori banche globali, è aumentato dai 60 miliardi del 2016 ai 100 miliardi del 2020 fino a 200 miliardi di euro. Per le sole banche dell’Ue l’importo ha subito un incremento pari al doppio dall’anno della pandemia. Ma come mai si sta verificando questo fenomeno? Secondo un’analisi di Milano Finanza l’obiettivo delle banche oltre ad affrontare le incertezze dell’economia, sarebbe trasferire il rischio senza vendere le posizioni, liberando capitale in vista della stretta regolamentare di Basilea 3, prevista nel 2024.

Come funzionano le procedure

Queste operazioni si svolgono così: l’istituto trasferisce – tramite l’uso di garanzie finanziarie o di derivati – a un investitore, che può essere un hedge fund o un fondo specializzato, il rischio di credito che grava su un portafoglio di prestiti. L’intermediario così facendo riduce le attività ponderate per il rischio liberando capitale e mantiene il possesso della posizione, evitando quindi di perdere il cliente. Una minore rischiosità dell’attivo si può inoltre riflettere sul costo del capitale e sul rendimento garantito agli azionisti. Un esempio di questo tipo di procedure è il caso Barclays, che di recente ha ceduto a Blackstone crediti di carte di credito per 1,1 miliardi di dollari per liberarsi dei rischi per le tessere emesse negli Stati Uniti pur continuando a gestire i conti della clientela.

La prudenza dei banchieri

In apparenza – fa notare Milano Finanza – grandi gruppi europei non hanno emergenze in corso sul fronte dell’attivo. Tuttavia i banchieri si muovono con prudenza, la stessa suggerita dal governatore della Banca d’Italia in più di un intervento. Il rallentamento economico in corso infatti, potrebbe compromettere l’asset quality degli istituti che a quel punto vedrebbero di nuovo crescere lo stock di crediti deteriorati. In aggiunta è in arrivo la stretta delle nuove regole di Basilea 3 sui requisiti di capitale, liquidità e leva finanziaria: la loro entrata in vigore è prevista per il 2025 e comporteranno una diversa misurazione delle attività ponderate per il rischio e maggiori assorbimenti di capitale. Non si conosce ancora l’entità della stretta, ma in vista di un impatto rilevante nella gestione del credito, la linea improntata alla prudenza sembra essere la più opportuna.