Mutui: Crif, su le rate dei mutui a tasso variabile. L’indebitamento cresce del 25%

Nonostante l'aumento dei tassi di interesse, i mutuatari non hanno mostrato un incremento nel tasso di insolvenza

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L’aumento dei tassi di interesse ha fatto innalzare le rate dei mutui a tasso variabile, con conseguenze sull’indebitamento di chi ha sottoscritto questo tipo di prestito negli ultimi cinque anni, che è cresciuto del 25%, pur non incidendo sul tasso di insolvenza. A far luce sul fenomeno, che coinvolge privati e aziende individuali sul territorio italiano, è l’analisi condotta da Crif sull’impatto dell’innalzamento dei tassi sui mutui, elaborata sul patrimonio informativo del sistema di informazioni creditizie Eurisc.

Lo studio riferisce che il 26% dei mutui ipotecari attivi in Italia a gennaio 2022 era a tasso variabile. I tassi aumentati hanno inciso sulla rata media di questi ultimi, comportandone un aumento medio del +36% rispetto ai minimi di metà 2022, con un picco del +49% per i mutui erogati negli ultimi 5 anni. Il trend di crescita dei tassi ha comportato – secondo il report – un incremento del +25% sul livello complessivo di indebitamento di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile negli ultimi 5 anni.

Di pari passo, l’aumento delle rate mensili ha prodotto un grosso peggioramento del rapporto rata-reddito, in media di 8 punti percentuali dai minimi di metà 2022. Inoltre, per i mutui erogati negli ultimi 5 anni tale peggioramento ha raggiunto i 10 punti percentuali. Nonostante l’aumento dei tassi di interesse, i soggetti con mutui a tasso variabile non hanno mostrato un incremento nel tasso di insolvenza.

Si confida nella riduzione dei tassi di giugno

Mostra invece un peggioramento l’indice di tensione finanziaria, costruito da Crif per identificare casi di eccessivo indebitamento. I soggetti con mutui a tasso variabile hanno subito un aumento della tensione finanziaria, con uno spostamento di oltre 15 punti percentuali dalle classi di livello basso e medio-basso a quelle di livello medio-alto e alto.

“I dati evidenziano che non c’è stato un incremento significativo nel tasso di insolvenza – mette in evidenza Simone Capecchi, executive director di Crif – sebbene si sia osservato un aumento della tensione finanziaria. Le prospettive di un possibile abbassamento dei tassi a giugno 2024 fanno sperare per un sollievo ai mutuatari, riducendo la pressione. E’ fondamentale rimanere vigili nell’attuale contesto macroeconomico e geopolitico di incertezza”.