L’Italia è uno degli Stati membri dell’Unione europea in ritardo nel recepire nel proprio ordinamento la Direttiva SMD su gestori e acquirenti di NPL. Le nuove norme andavano introdotte infatti entro il termine del 2023. Alcuni Paesi sono riusciti a rispettare il termine, ma tanti altri no, con buona probabilità – fa notare Debitos in un proprio commento – ciò è dovuto alla complessità della Direttiva che introduce un nuovo regime, il quale, si teme potrebbe penalizzare gli operatori. Secondo le voci più critiche, si rischia di introdurre ulteriore burocrazia nazionale e in questo modo si allontanare l’obiettivo di un quadro normativo armonizzato che supporti il mercato secondario degli NPL. Gli esperti della piattaforma di transazioni sui prestiti suggeriscono tuttavia che i problemi siano risolvibili.
Nel nostro Paese lo schema di decreto legislativo di recepimento della Direttiva (UE) 2021/2167 sui gestori e gli acquirenti di crediti deteriorati, la cosiddetta SMD, Secondary Market Directive, è stato sottoposto a consultazione pubblica dal Dipartimento del Tesoro tra gennaio e febbraio.
La riforma Ue colma una lacuna
Prima della Direttiva – evidenziano gli esperti di Debitos – non esisteva una regolamentazione europea dei gestori di crediti. Gli Stati membri hanno realizzato la supervisione in vari modi, dalla regolamentazione nazionale all’assenza di governance. Questo vuoto ha consentito venissero realizzati acquisti di NPL non regolamentati, creando standard di trasparenza ineguali che hanno soffocato il commercio transfrontaliero di NPL. Tuttavia a dicembre 2022, la Commissione Europea ha pubblicato gli standard tecnici di attuazione sui modelli di dati delle transazioni NPL. Vengono cioè delineati modelli standardizzati allineati alla Direttiva che le banche Ue devono adottare nella vendita degli NPL.
La nuova direttiva, ricorda Debitos, impone obblighi alle banche dell’UE che vendono NPL, agli acquirenti non bancari di NPL dell’UE e ai gestori di NPL. Lo scopo è rafforzare il mercato secondario europeo dei crediti deteriorati, innalzare gli standard di gestione del rischio e di trasparenza, incoraggiare il trasferimento del rischio dal settore bancario dell’UE al capitale privato, ridurre il peso dei crediti deteriorati sui bilanci bancari. Perciò sarà importante il modo in cui gli Stati recepiranno le norme. Ma a che punto sono i principali mercati dei crediti deteriorati?
La situazione della Germania
La Germania ha attuato la legge sul mercato secondario del credito per conformarsi alla Direttiva dell’Ue, richiedendo agli istituti di servizi di credito (CSI) l’autorizzazione e la supervisione della BaFin. Le aziende devono dimostrare una gestione affidabile e professionale, avere organi amministrativi competenti e garantire procedure di controllo interno per tutelare i mutuatari. Tuttavia, la nuova legge presenta ambiguità, come i requisiti organizzativi e la compatibilità dei documenti di richiesta di autorizzazione. L’incertezza sulle valutazioni basate sul rischio e sulla portata del controllo della BaFin aggiunge complessità.
Lo stato dell’arte in Grecia
L’attuazione della Direttiva UE da parte della Grecia ha causato un consolidamento involontario nel settore dei servizi di prestito del Paese, con i gestori di prestiti che lamentano costi operativi più elevati, legati alla conformità alla legge. Il nuovo quadro richiede la digitalizzazione delle informazioni sui mutuatari e sui prestiti per migliorare i servizi ai debitori e garantire una gestione più efficiente degli NPL, ma questo ha colpito maggiormente i gestori di prestiti più piccoli, che devono affrontare costi aggiuntivi per aggiornare sistemi e personale.
Alcuni gestori di prestiti nazionali hanno già deciso di lasciare il mercato greco, mentre altri stanno valutando le loro opzioni. Intato la Banca di Grecia sta monitorando da vicino il rispetto della normativa e ha multato diverse aziende per non conformità, dimostrando un’impegno per contrastare pratiche sleali e violazioni delle leggi.