Il rischio di credito delle banche italiane è al centro dell’ultimo rapporto Abi di maggio, diffuso negli ultimi giorni, basato su dati della Banca d’Italia. In base allo studio le sofferenze nette (ovvero al netto di svalutazioni e accantonamenti già effettuati dagli istituti con proprie risorse) a marzo 2024 sono state 16,9 miliardi di euro. A febbraio invece erano 17,4 miliardi. La riduzione è stata di 71,9 miliardi (pari a -80,9%) rispetto al livello massimo delle sofferenze nette raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi). Se invece si considera il rapporto delle sofferenze nette sugli impieghi totali è all’1,01% a marzo 2024. Nel mese precedente si è attestato all’1,03% a febbraio 2024, mentre a novembre 2015 aveva raggiunto il 4,89%.
Giù la domanda di prestiti bancari
Ad aprile 2024 è emerso un calo del totale dei finanziamenti bancari a famiglie e imprese. I prestiti a imprese e famiglie sono scesi del 2,5% rispetto a un anno prima, mentre a marzo 2024 avevano registrato un calo del 2,6%. In particolare, i prestiti a residenti in Italia (se consideriamo sia il settore privato che le Amministrazioni pubbliche) ad aprile 2024 si è collocato a 1.648,8 miliardi di euro, con una variazione annua pari a -2,4. I prestiti a residenti in Italia al settore privato sono risultati, nello stesso mese, pari a 1.412 miliardi di euro in calo del 2,1% rispetto ad un anno prima. Infine i prestiti a famiglie e società non finanziarie sono stati 1.274,5 miliardi di euro con una variazione annua di -2,5%. Il calo dei volumi di credito – mette in evidenza l’Abi – è conseguente al rallentamento della crescita economica che contribuisce a deprimere la domanda di prestiti bancari.
Le imprese si autofinanziano
Secondo quanto emerge dall’ultima indagine trimestrale sul credito bancario (Bank Lending Survey – Aprile 2024), “nel primo trimestre del 2024 i criteri di offerta sui prestiti alle imprese sono rimasti stabili. I termini e le condizioni generali su tali finanziamenti sono stati irrigiditi, attraverso un aumento dei tassi di interesse praticati sui prestiti; i margini sono stati ampliati sui finanziamenti concessi alla clientela percepita come più rischiosa. I criteri di offerta sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono invariati: il leggero aumento nella percezione del rischio è stato compensato dalla maggior pressione concorrenziale da altre banche che ha contribuito a rendere più favorevoli i termini e le condizioni.
Le politiche di offerta relative al credito al consumo sono state irrigidite. È proseguito il calo della domanda di credito da parte delle imprese, in atto da cinque trimestri consecutivi, che continua a riflettere il maggior ricorso all’autofinanziamento, il minore fabbisogno per la spesa in investimenti fissi e l’elevato livello dei tassi di interesse. La richiesta di finanziamenti da parte delle famiglie per l’acquisto di abitazioni si è ridotta in misura marcata, mentre è cresciuta quella per finalità di consumo. Nel trimestre in corso la domanda di prestiti delle imprese e delle famiglie per finalità di consumo resterebbe invariata, mentre aumenterebbe lievemente quella per l’acquisto di abitazioni”.