La Italvolt, azienda fondata e guidata dall’imprenditore svedese Lars Carlstrom, finisce in liquidazione. Il giudice delegato del tribunale di Milano Rosa Grippo ha nominato curatore Antonino Ficalora e ha convocato i creditori per il prossimo 16 ottobre per l’esame dello stato passivo. A riferirlo è Milano Finanza, secondo cui l’impresa non sarebbe riuscita a presentare un piano di concordato, procedura alla quale era stata ammessa all’inizio di quest’anno in seguito a ricorso in cui si ribadiva “la volontà del socio di maggioranza di voler proseguire l’attività, avendone concrete possibilità ed essendo inalterate le aspettative di nuova finanza, in quanto vi sono forti segnali degli investitori che confermano la loro totale volontà di portare a termine il progetto”.
La crisi – secondo la testata finanziaria – si è aggravata quando il collegio sindacale dell’azienda ha presentato al tribunale domanda per l’apertura della liquidazione giudiziale. A fine 2022 Italvolt aveva debiti per 5,5 milioni su un attivo di quasi 10 milioni. A marzo del 2023 aveva perdite non ripianate per oltre 3,8 milioni, coperte abbattendo il capitale senza dar seguito alla prevista ricapitalizzazione da 20 milioni. Sui terreni su cui avrebbe dovuto sorgere la gigafactory vigeva un accordo d’esclusiva con Prelios che non è stato rinnovato.
Un polo di innovazione tecnologica
L’obiettivo dell’azienda – come si legge sul suo sito – era dar vita ad una delle più grandi gigafactory in Europa, un impianto all’avanguardia collocato a Scarmagno, in provincia di Torino (sito precedentemente occupato dall’ex stabilimento Olivetti) in grado di produrre batterie sostenibili “per soddisfare la crescente domanda di celle agli ioni di litio per veicoli elettrici, applicazioni industriali, stoccaggio di energia in batterie e altre applicazioni”.
Lo stabilimento di Italvolt, la cui apertura era prevista per il 2025, avrebbe dovuto dar lavoro a 3.000 persone, con una capacità produttiva fino a 45 GWh all’anno e minime emissioni di CO2. Un polo di innovazione tecnologica, insomma, dotato anche di alcune aree pensate per comunità, con spazi pubblici, parchi e strutture per l’infanzia.