Quando c’è da rampognare le banche perché fanno troppi profitti, l’Adusbef è sempre in prima linea. In una conferenza stampa a cui hanno preso parte anche i capigruppo del M5S al Senato Stefano Patuanelli ed alla Camera, Francesco Silvestri, l’associazione dei consumatori ha preannunciato in questi giorni una class action nei confronti delle banche italiane al fine di tosarle degli extraprofitti che a suo dire gli istituti di credito avrebbero ingiustamente realizzato con l’aumento dei tassi d’interesse deciso dalla BCE.
Nell’adeguare il costo dei finanziamenti alle decisioni della Banca Centrale Europea gli istituti di credito avrebbero “dimenticato” di fare altrettanto sui tassi a debito, applicati sui conti correnti. Con ciò non rispettando – sostiene l’Adusbef – quanto prescrive l’articolo 118 comma 4 del Tub secondo il quale “le variazioni dei tassi di interesse adottate in previsione o in conseguenza di decisioni di politica monetaria riguardano contestualmente sia i tassi debitori che quelli creditori, e si applicano con modalità tali da non recare pregiudizio al cliente”.
L’iniziativa dell’associazione fa seguito al flop sul prelievo sugli extraprofitti bancari oggetto di un provvedimento governativo nell’agosto scorso e che, nella pratica, non ha avuto alcun effetto come ha recentemente ammesso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. In alternativa alla distribuzione degli extraprofitti ed al pagamento dell’imposta alle banche era stato concesso di destinare quelle risorse al proprio rafforzamento patrimoniale. Ciò che gli istituti si sono affrettati a fare.
Avrà miglior esito l’iniziativa dell’Adusbef? Lo vedremo sempreché l’associazione verrà legittimata a portarla avanti. Intanto, però, c’è da registrare che, sul tema, l’Adusbef è stata battuta in rapidità dal governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. Questi, nelle sue prime “considerazioni finali” alla recente assemblea di via Nazionale, ha ricordato di aver chiesto, ad aprile, alle banche di costituire entro la metà del 2025 una riserva di capitale macroprudenziale pari all’1,0 per cento delle esposizioni domestiche. “Non possiamo farci cogliere impreparati – ha ammonito Panetta – da tensioni che potrebbero emergere in futuro”.
In fondo, però, vale nella pratica ciò che è stato notato per l’imposta sugli extraprofitti: ciascuna banca, sua sponte, ha già messo a riserva una parte degli utili guadagnati con gli aumenti dei tassi. Insomma il vecchio gioco del “facimme ammuina” continua ad essere in voga in Italia.