Il factoring è un settore in crescita (+2,46% a fine maggio) e nel corso della seconda metà del 2024 è prevista una sua ulteriore accelerazione. Nonostante sia alle prese con le sfide derivanti dalle norme Ue sui ritardi dei pagamenti e la sostenibilità, il comparso resiste. Anche la qualità del credito aumenta, con sofferenze in diminuzione all’1,44%. A divulgare gli ultimi dati sul mercato del factoring è stato Massimiliano Belingheri, presidente dell’Assifact, nel corso dell’ultima assemblea dell’associazione italiana per il Factoring, che riunisce gli operatori del settore. Il settore vale il 14% del Pil e acquisisce sempre più il ruolo di “partner strategico per le imprese, in grado di fornire sollievo alle pressioni del contesto economico-finanziario e assicurare una fonte di liquidità versatile e allineata allo sviluppo del fatturato”.
La prima metà dell’anno ha fatto registrare per il factoring un andamento positivo, con un volume d’affari complessivo nei primi cinque mesi pari a 113,11 miliardi di euro, in crescita del 2,46% rispetto allo stesso periodo del 2023. Il Rapporto Forefact prevede inoltre per l’intero 2024 un tasso medio di crescita atteso anno su anno pari al 3,58%, con un’accelerazione nel secondo semestre. Ancora maggiore è il tasso di crescita nello stesso periodo gennaio-maggio 2024 delle operazioni di Supply Chain Finance: +4,02% sul 2023, con un turnover che ha raggiunto 11,45 miliardi di euro.
In Italia – secondo quanto riferito nel corso del meeting – il credito alle imprese è diminuito del 3,8% rispetto all’anno precedente, ma il settore del factoring ha mantenuto i suoi volumi rispetto all’anno precedente. A fine 2023, il turnover del factoring era di circa 290 miliardi di euro, con un aumento dello 0,87%. Questo valore rappresenta una quota significativa del mercato mondiale (8%) e di quello europeo (12%). Le operazioni di reverse factoring e confirming, che fanno parte della Supply Chain Finance, hanno rappresentato circa il 10% del mercato italiano del factoring, con un turnover totale di 27,8 miliardi di euro.
Alla fine del 2023, oltre 32.000 imprese hanno utilizzato il factoring per gestire il proprio capitale circolante, di cui il 63% erano piccole e medie imprese (PMI). Il settore manifatturiero rappresenta la quota maggiore con il 30,44%, seguito dal commercio all’ingrosso (10,76%) e dalle costruzioni (10,12%). La qualità del credito rimane eccellente: le esposizioni lorde deteriorate al 31 dicembre 2023 erano pari al 3,08% e le sofferenze all’1,44%, entrambe in calo rispetto alla fine del 2022.