GACS: i prestiti garantiti dallo Stato non preoccupano più

Le piccole medie imprese si sono mostrate resilienti: i prestiti non presentano criticità e i portafogli sono in graduale riduzione. Tuttavia serve modificare la riforma del Fondo di Garanzia per le PMI voluta dal sottosegretario Massimo Bitonci

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Tornano con una certa periodicità le preoccupazioni su un eventuale “buco” nei crediti bancari garantiti dallo Stato. Durante la pandemia, infatti, sono stati erogati 250 miliardi di euro per evitare il collasso delle piccole e medie imprese. Questi fondi hanno portato molte aziende a sostenere nuovi debiti per sostituire vecchie esposizioni più costose o instabili, sapendo che lo Stato avrebbe coperto l’80%, 90% o addirittura il 100% del prestito. Ciò – come sottolinea in una propria recente analisi La Repubblica A&F – ha sollevato preoccupazioni che le banche potessero trasferire parte dei costi dei loro crediti problematici sul debito pubblico. Tuttavia diversi anni dopo e sei mesi dopo la riforma del sottosegretario Massimo Bitonci per riportare il Fondo gestito da Mcc alla normalità pre-Covid, i dati indicano che la situazione è migliore del previsto. Non c’è nessun “buco”, ma molte imprese che si sono salvate e sono in buona salute. Tuttavia, lo strumento di garanzia deve essere ricalibrato per adattarsi alla situazione attuale.

Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha rimarcato il fatto che le imprese stanno regolarmente pagando e il rischio default è residuale. Dello stesso avviso Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, che conferma l’importanza delle garanzie alle imprese. Inoltre, il rapporto di Bankitalia del 30 aprile scorso ha rivelato che, a fine 2023, era scaduto circa il 45% dei prestiti garantiti durante la pandemia, con un tasso di deterioramento del 2%, leggermente in aumento nell’ultimo trimestre. Le stime di marzo 2024 mostrano un aumento delle garanzie escusse, ma inferiore rispetto al periodo precedente la pandemia. Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha confermato che i prestiti non presentano criticità e i portafogli sono in graduale riduzione. Dei 21 miliardi stanziati per coprire le perdite sui crediti, finora ne sono stati utilizzati poco più di 3 miliardi. Per il 2024 si prevedono 4 miliardi di perdite e 0,5 miliardi nel 2025, quindi probabilmente si spenderà la metà dei fondi accantonati.

Le ragioni del successo delle PMI italiane includono la liquidità accumulata durante i lockdown, l’assenza di una recessione, la selezione naturale delle imprese più forti dopo la crisi del 2008-2014 e la crescente digitalizzazione. La riforma del Fondo di Garanzia per le PMI, guidata da Massimo Bitonci, mira a limitare i futuri default pubblici e prevede garanzie massime di 5 milioni di euro per impresa e l’inclusione di small mid cap e enti del terzo settore. Tuttavia – spiega A&F – la riforma necessita di ulteriori miglioramenti, come l’uso più rigoroso dei rating per l’accesso alle garanzie e l’aumento delle garanzie per le imprese più piccole e quelle del Sud Italia. Il ripristino del ruolo dei Confidi, con una maggiore regionalizzazione delle garanzie, ha portato a un aumento delle domande di garanzia, ma anche a maggiori costi e rischi dovuti alla mancanza di una visione completa dei debitori.