Tokenizzare gli NPL: il progetto innovativo della startup BlockInvest

Rivoluzionare il mercato degli NPE garantendo trasparenza, efficienza e riducendo la tipica asimmetria informativa del settore è l'obiettivo dell'azienda, che ha già in corso due iniziative

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Trasformare il credito deteriorato e il diritto sottostante in uno strumento digitale, il token, in grado di essere poi venduto, in modo semplice e sicuro, sulla blockchain. È il proposito di BlockInvest, una startup italiana che sta rivoluzionando il mondo del credito distressed con due progetti che guardano al futuro. Le iniziative per ora coinvolgono due società che forniscono servizi di cartolarizzazione, ma per la prima volta anche alcuni istituti di credito si mostrano interessati. Ecco in cosa consistono le iniziative e cosa vuol dire tokenizzare un NPL.

La startup innovativa

BlockInvest è una startup fintech di Milano. L’azienda fornisce soluzioni per aziende e istituti finanziari che vogliono entrare nella blockchain (si tratta di una sorta di mega-libro contabile composto di tanti blocchi digitali di informazioni, collegati a formare una catena). Con la sua infrastruttura di mercato è in grado di “tokenizzare” vari asset del mondo reale, rendendoli accessibili sulla blockchain. A maggio 2023, la Banca d’Italia l’ha selezionata nella sua “Call for proposals” per la creazione di una piattaforma per l’emissione di strumenti di debito tokenizzati. Ora la startup mira a trasformare il tradizionale mercato degli NPL, digitalizzando anche i crediti deteriorati. Una manovra che consentirebbe di affrontare e gestire più agevolmente gli attuali problemi del settore: dall’asimmetria informativa alla presenza di pochi operatori.

Ma che cosa vuol dire tokenizzare gli NPL? Lo abbiamo chiesto al co-fondatore e ceo di BlockInvest Lorenzo Rigatti. “La tokenizzazione – spiega l’esperto – è la traduzione di un diritto in uno strumento digitale, il token, che poi viene registrato e sottoposto a transazione. Il token per legge, in base cioè al decreto-legge 25 del 2023 (il cosiddetto Decreto FinTech), ha lo stesso valore di uno strumento finanziario tradizionale, ma è da esso diverso per due ragioni. Anzitutto non viene registrato in un database locale o una struttura centralizzata come il Monte Titoli, ma è un titolo che esiste su tecnologia blockchain. La tecnologia consente una trasparenza maggiore dell’informazione sottostante e un netto miglioramento delle performance di transazione, perché non essendo ‘centralizzato’ servono meno passaggi per venderlo”.

Il co-fondatore e ceo di BlockInvest Lorenzo Rigatti

Cos’è un token?

“Il token – chiarisce a BeBankers.it Rigatti – viene registrato sulla blockchain ed è la traduzione “virtuale” del diritto sottostante. Ad esempio un token che si basa su una nota di cartolarizzazione, mi conferisce il diritto contenuto nella nota. Giuridicamente è equiparato ad uno strumento tradizionale, da cui si differenzia per per le caratteristiche infrastrutturali: è più veloce scambiarlo e costa meno. Inoltre presenta una differenza informativa: il token non è solo un titolo, come può essere una nota di cartolarizzazione, ma può essere descritto come la chiave di accesso ad un set informativo molto più ampio – prosegue il fondatore – che viene anch’esso digitalizzato. Un token incorpora tutta una serie di informazioni che possono essere aggiornate in tempo reale”.

Addio all’asimmetria informativa

“Un token che rappresenta un credito NPL – continua – mi dà immediato accesso alla dataroom, all’aggiornamento della curva di recupero, all’elenco di quante persone hanno quella nota e in che percentuale. Accedo cioè ad una serie di informazioni che non avrei mai in caso di NPL tradizionale, se non passando attraverso tanti intermediari. Serve quindi ad abbattere la cosiddetta “asimmetria informativa” : nel mondo del non performing ciò ha determinato la concentrazione del volume su pochi operatori e lo stallo del mercato. In virtù di nuove norme che permetteranno ad un pubblico più ampio di investire in NPL la tecnologia serve per migliorare le performance, proteggere i diritti e abbattere l’asimmetria informativa a cui sono soggetti gli operatori. Quindi si dà vita ad un sistema più democratico, più veloce, più completo. La tokenizzazione in genere, ma in particolare negli NPL, serve a rendere più democratico il mercato, permettere a più operatori di accedere e operare più facilmente e in modo più trasparente”.

Quindi la gestione degli NPL si può spostare interamente sulla blockchain? “Potrà essere del tutto digitale, ma una parte resterà sempre nel web 2, per come lo conosciamo oggi. La parte di transazione dei titoli sarà su blockchain, cioè tutti i prodotti finanziari. Invece i dati sensibili, legati ai dati sulla catena, resteranno su cloud protetti e criptati”.

I dati sono incancellabili

Ma quali sono i rischi di questo tipo di tecnologia? “La blockchain è indelebile” precisa Rigatti. “I servicer devono prestare attenzione: il dato si può aggiornare, ma non cancellare”. A fronte di un pericolo ci sono diversi vantaggi: di recente si stanno moltiplicando le soluzioni che permettono di accedere in modo semplice alla blockchain. “È proprio il ruolo di BlockInvest: rendere facile per gli operatori scritturare sulla blockchain anche senza conoscere il codice, accedendo ad una piattaforma web, senza essere esperti. Dal punto di vista sistemico inoltre, la sicurezza per gli operatori è assai maggiore rispetto ai circuiti centralizzati, come il database di un’azienda. La natura decentrata del dato infatti, lo rende inattaccabile. La blockchain non è quasi possibile da hackerare per la sua natura distribuita”.

Un progetto pionieristico

La startup milanese è la prima in Italia a realizzare un progetto di questo tipo e tra i primi in Europa. “Stiamo combattendo contro falsi miti e ostacoli nel percorso. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare operatori che credono all’innovazione sostenibile. Negli Usa, alla Los Angeles Blockchain Summit e ci hanno accolti con interesse e curiosità, anche i loro livelli di NPL iniziano ad essere preoccupanti. Oltre all’Italia, altri grossi provider sono Lussemburgo, Svizzera e Uk”.

Le iniziative in corso

Al momento BlockInvest ha all’attivo due progetti relativi agli NPL. Il primo è un proof-of-concept, cioè una prova di operatività per emettere note ABS digitali on-chain. Allo scopo è stato avviato un accordo strategico con 130 Servicing, società fornitrice di servizi di cartolarizzazione. Dopo il test servirà l’approvazione di Consob e Banca d’Italia, necessaria per ogni soggetto che voglia gestire un’infrastruttura per realizzare token. “L’obiettivo finale – conclude il co-fondatore – è realizzare operazioni di securitization (cartolarizzazione) per emettere note tokenizzate, che esistono solo su blockchain, quindi l’investitore avrà il token che rappresenta univocamente quella nota e potrà sfruttarlo”.

Il secondo progetto consiste nella tokenizzazione dei mutui italiani in default. “Per la prima volta saranno trasformati in token crediti distressed garantiti da mutui immobiliari acquisiti da Davis & Morgan. Nella prima fase assisteremo la società che frazionerà un contratto di finanziamento. Ogni token rappresenterà il denaro di un singolo investitore usato per finanziare Davis & Morgan, per un singolo NPL. Si tratterà di single name che potranno essere acquistati in modo frazionato.  La credit management company investirà essa stessa nelle operazioni e sarà coinvestrice di ogni investimento. Poi ci sarà una seconda fase con tokenizzazione diretta dei crediti, che richiederà l’approvazione della Consob”.