Serve un intervento della Cassazione Sezioni unite per garantire certezza del diritto

In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, l’avvocato Marco Rossi spiega come a livello macroeconomico, l’incertezza del diritto renda più riluttanti le banche a concedere credito. Sarebbe quindi auspicabile «un intervento delle Sezioni unite su più questioni possibili, così da fornire un punto di riferimento fermo per tutti gli operatori del diritto»

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Le cause tra banche e clienti sui mutui son un evergreen, sulle quali pesa la mancanza di orientamenti prudenziali consolidati. Tuttavia, negli ultimi tempi molte questioni riguardanti i mutui sono finite all’attenzione dei magistrati: dal mutuo con deposito cauzionale alla manipolazione dell’Euribor, dal mutuo solutorio fino al privilegio fondiario.

Il Sole 24 Ore ha fatto il punto della situazione con l’avvocato Marco Rossi, dello Studio Rossi & Partners, che ha spiegato come, ad esempio, «le sezioni unite della Cassazione (n. 15130/2024) hanno risolto la questione se il mutuo a tasso fisso con ammortamento alla francese, privo dell’indicazione della modalità di ammortamento e del regime di capitalizzazione fosse o meno parzialmente nullo». La Corte ha detto di no, dando quindi ragione alle banche, e anche se ogni sentenza riguarda soltanto il caso specifico trattato, questo è un punto fisso importante per gli operatori del diritto.

I motivi di soddisfazione per le banche non si fermano qui. L’avvocato Rossi ha infatti spiegato che la Cassazione (n. 22914/2024) è intervenuta sui mutui fondiari che, quando concessi, assicurano alle banche alcuni privilegi processuali, «in particolare quello di poter intraprendere o continuare azioni esecutive sugli immobili ipotecati, nonostante l’impresa cliente sia fallita (articolo 41, comma 2 del Testo unico bancario). Questo consente alle banche di recuperare i propri crediti più velocemente degli altri creditori e di concedere così il credito a condizioni più favorevoli. Dopo l’entrata in vigore del Codice della crisi dell’impresa e dell’insolvenza (Ccii) si è dubitato che tale privilegio permanesse in quanto la legge delega (articolo 7, comma 4, legge 155/2017) aveva espressamente indicato la necessità di eliminare tale privilegio che, però, è rimasto nel Ccii. La Cassazione ha ribadito che questo privilegio permane ed è applicabile non solo quando l’impresa cliente è in liquidazione giudiziale (il nuovo nome del fallimento), ma anche nei confronti della liquidazione controllata del soggetto sovra indebitato».

Rossi ha inoltre spiegato come la Cassazione abbia riconosciuto che il Ccii sia in contrasto con la legge delega e, scaduti i due anni previsti dall’articolo 7 della stessa legge delega, si potrà valutare una possibile questione di legittimità costituzionale del

Ccii: «Insomma, sarebbe opportuno un intervento chiarificatore del legislatore».

Altra questione tornata alla ribalta è la manipolazione dell’Euribor, che si pensava fosse ormai sepolta sotto la polvere del tempo. Invece, «a fine 2023, la Cassazione ha affermato che, per il periodo della manipolazione (2005-2008), l’Euribor è sempre nullo, anche se applicato da banche italiane del tutto estranee alla manipolazione. Si tratta di una posizione molto forte, tanto che la stessa Cassazione ha cambiato idea nel 2024. A fronte di questo contrasto, la questione è stata rimessa al Primo presidente della Cassazione (ordinanza n. 19900/2024), affinché decida se rimettere la questione alle Sezioni unite».

Rossi aggiunge che le Sezioni unite «potranno essere chiamate a risolvere un altro contrasto: se il mutuo solutorio sia o meno titolo esecutivo. Se la questione non verrà risolta nel breve, si rischia di paralizzare molte esecuzioni e creare incertezza nel diritto».

Si tratta di una questione fondamentale sia per i diritti dei clienti, sia per le banche, «per poter allocare il rischio legale e per poter modificare i propri comportamenti e contratti», afferma Rossi, che spiega come per anni la Cassazione «ha confermato che il mutuo che prevede il congelamento della somma mutuata in un conto deposito infruttifero fosse titolo esecutivo. Le banche hanno, quindi, iniziato le esecuzioni confidando su tale orientamento. Qualche mese fa, la Cassazione ha cambiato idea e ciò ha provocato un vero e proprio terremoto nelle procedure esecutive promosse dalle banche. Anche in questo caso è fondamentale sapere come si deve procedere».

Secondo l’avvocato Marco Rossi sarebbe quindi auspicabile «un intervento delle Sezioni unite su più questioni possibili, così da fornire un punto di riferimento fermo per tutti gli operatori del diritto. Lato banche, penso sarebbe fondamentale adeguarsi immediatamente ai nuovi principi adottati della giurisprudenza. A volte basterebbe veramente poco per prevenire contenziosi e perdite economiche per le banche. Peraltro, a livello macroeconomico, l’incertezza del diritto rende più riluttanti le banche a concedere credito e, come ricordava Schumpeter, se è vero che il “volano” dello sviluppo capitalistico è l’imprenditore-innovatore, la prima “miccia” di questo processo è la banca, che ha un importantissimo ruolo sociale. La certezza del diritto, quindi, gioverebbe a tutti».