In Italia Npl in diminuzione in Europa crescono

Le principali indicazioni del rapporto di Banca Ifis presentate allo NPL meeting di Cernobbio

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Frederik Geertman, amministratore delegato Banca Ifis

L’Italia è in controtendenza rispetto all’Europa sugli Npl. Le banche della penisola stanno confermando il percorso di discesa grazie al de-risking intrapreso dagli istituti del paese e alle politiche pubbliche di sostegno alle imprese. E’ quanto emerge dal ‘Market Watch Npl‘ elaborato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis e presentato in occasione della tredicesima edizione del Npl Meeting.

Secondo il rapporto, nel primo semestre del 2024 lo stock degli Npe (Non performing exposures) delle banche significative italiane è diminuito di 5,1 miliardi rispetto all’inizio del 2023, consolidando un andamento sull’intero sistema bancario italiano che dal 2015 a fine 2024 dovrebbe far segnare una riduzione di circa 290 miliardi di euro.

Il trend si confronta con una crescita di 16 miliardi di Npe delle banche europee significative, a quota 373 miliardi, per effetto principalmente degli aumenti del deteriorato registrati dalle banche tedesche (+9,4 miliardi) e francesi (+8,8 miliardi).

Si tratta di una ulteriore conferma dell’eccellente lavoro svolto dalle banche italiane e dagli operatori dell’industria del credito deteriorato“, commenta in una nota Frederik Geertman, AD di Banca Ifis. “Dal 2015 in poi, questi ultimi hanno saputo accompagnare con efficacia il sistema bancario liberando sofferenze e permettendo la generazione di nuovo credito“, ha aggiunto.

Mentre il tasso di deterioramento del credito italiano continua a mantenersi su un livello storicamente basso, per il 2024 sono attesi 15 miliardi di flussi di nuovo deteriorato con “con un moderato aumento previsto per il 2025 che inizierà già a ridursi nel forecast 2026“, si legge nella nota. Più in generale ci si attende che a fine 2024 i bilanci delle banche italiane presenteranno 51 miliardi di euro di Npe, un dato in linea con quello del 2023 e che confermerebbe l’Npe ratio del sistema bancario italiano, ovvero il rapporto tra il credito deteriorato e lo stock dei finanziamenti, al di sotto della soglia del 5% definita in passato dall’Eba. C’è da segnalare che i prezzi di cessione dei portafogli stanno avvenendo in leggera crescita per il minor flusso di crediti che affluiscono dalle banche originator e per la maggiore concorrenza tra gli operatori acquirenti.

Il migliore stato di salute del sistema bancario italiano rispetto a quello degli altri paesi europei è inoltre evidenziato, sottolinea l’analisi di Banca Ifis, dall’andamento dei crediti bancari classificati in Stage 2, ovvero quella categoria di crediti ancora ‘vivi’ che manifestano un aumento significativo del rischio. Lo Stage 2 ratio, indicatore che ha una significativa valenza predittiva, è infatti passato dall’11,5% di fine 2023 al 9,4% di giugno 2024, azzerando per la prima volta in assoluto il gap con la media europea.