Il mercato che verrà…

Brevi considerazioni sulle attuali dinamiche del mercato NPL e possibili scenari di sviluppo

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A una visione di insieme, tre appaiono essere le principali forze in gioco che agitano il mercato italiano degli NPL in questo momento e la cui interazione influenzerà, con ogni probabilità, la traiettoria della sua evoluzione: la frenata del mercato primario, la radicalizzazione del dibattito sugli NPL e il moto impresso dalla nuova normativa in materia di crediti in sofferenza.

Da un angolo visuale più strettamente economico, l’attuale congiuntura va nel segno di un forte rallentamento del settore derivante principalmente della contrazione dello stock bancario delle sofferenze. Ciò emerge, del resto, con chiarezza da una serie di indici e trend: il deterioramento delle performance di recupero da parte dei servicer registrato quest’anno rispetto a quello precedente, il riposizionamento di alcuni player bancari che (come ad es. illimity Bank) avevano originariamente focalizzato la propria strategia di business sull’investimento in attivi distressed, il processo di consolidamento di alcuni grandi servicer tuttora in corso (si pensi a Cerved-Prelios e doValue-Gardant).

Sotto il profilo politico-sociale, è palese l’aumento del livello di conflittualità che si registra nel Paese tra le posizioni di coloro che proteggono gli interessi dei debitori e quelle a tutela delle ragioni dei creditori. Paradigmatiche appaiono al riguardo le contrapposizioni interpretative e l’escalation nei toni che permeano il dibattito in seno alla giurisprudenza di merito e a quella di legittimità in ciò che è diventata una vera e propria querelle circa la possibilità per i sub-servicer di cartolarizzazione, muniti di licenza ex art. 115 TULPS, di svolgere il recupero giudiziale dei crediti per conto della SPV. Contrapposizione che, a giudicare dalla debolezza – da un punto di vista tecnico – di alcune argomentazioni poste a sostegno dell’una o dell’altra tesi, va assumendo sempre più connotazioni ideologiche.

Ancora in questo senso, poi, le varie proposte di riforma del mercato degli NPL avanzate da vari gruppi politici nel corso degli ultimi sei anni che, pur di attrarre i facili consensi di un elettorato polarizzato e disorientato, brandiscono misure totalmente inedite e inesplorate e i cui effetti potenzialmente deflagranti sul sistema economico e bancario del Paese sembrerebbero non essere stati compresi a pieno dagli stessi autori. Da ultimo, troviamo le nuove linee evolutive disegnate dalla recente riforma della disciplina di settore.

Con la Secondary Market Directive e la normativa domestica primaria di recepimento e secondaria di attuazione, si apre una nuova fase per il mercato degli NPL.

Una fase in cui un processo di ampia liberalizzazione dell’attività di acquisto di crediti in sofferenza viene controbilanciato dalla centralità del ruolo dei gestori di crediti in sofferenza all’interno del sistema. Potrebbe apparire paradossale come questa nuova architettura, pensata per un mondo con ingenti masse di sofferenze da smaltire, trovi applicazione proprio in uno scenario economico caratterizzato da un significativo ridimensionamento del mercato di riferimento. Di questo, peraltro, si dirà più avanti.

Ciascuna di queste tendenze presenta precisi fondamenti e giustificazioni.

La contrazione del mercato degli NPL è l’effetto di un ampio processo utilmente avviato dagli operatori di settore e dai vari governi che si sono succeduti in questi anni, per risanare il sistema bancario italiano attraverso la riduzione delle masse di sofferenze a bilancio delle banche.

La critica, se non addirittura la rabbia, espressa, quasi inconsciamente, in alcuni provvedimenti giudiziari e proposte legislative è, invece, indice del fatto – di cui, per onestà intellettuale, l’intero settore dovrebbe prendere atto – che gli strumenti di tutela sociale dispiegati lungo il percorso del risanamento bancario sono risultati, alla prova dei fatti, largamente inadeguati rispetto alle problematiche di molti debitori (si pensi al fondo per la rinegoziazione dei mutui prima casa e alle cc.dd. cartolarizzazioni sociali).

Da ultimo, la riforma del settore dell’acquisto e della gestione dei crediti in sofferenza risponde, nei suoi intendimenti, a una esigenza di maggiore competitività e liquidità del mercato che possa in futuro evitare – o quanto meno ridurre – la necessità di ulteriori interventi pubblici a copertura del bid-ask gap.

Non vi è, peraltro, chi non veda il rischio che questi processi, se lasciati operare in modo scoordinato, possano facilmente porsi in contrasto tra loro, annullando – nella migliore delle ipotesi – i vantaggi che ciascuno di essi si propone di perseguire o, alla peggio, in caso di prevalenza di uno sugli altri, impedendo il giusto contemperamento delle esigenze sottostanti a quelli che risultassero recessivi.

Nel comune interesse al raggiungimento di un risultato di sistema si impone un pensiero creativo che amalgami e ibridi queste varie tendenze. L’attuale fase di contrazione del mercato ben può supportare il processo di riorganizzazione dei servicer avviato dalla SMD, così che il mercato nel suo complesso possa essere meglio monitorato e, all’occorrenza, diretto nel momento in cui, in occasione del prossimo ciclo economico, dovesse riacquistare dimensioni più rilevanti

Allo stesso modo, occorre favorire l’impiego di strategie di recupero meno aggressive rispetto a quelle giudiziali migliorando ed estendendo il novero degli strumenti a disposizione delle parti per accedere a un più ampio ventaglio di soluzioni possibili.

In questo senso, le forze politiche e le associazioni di categoria ben potrebbero (e, forse, dovrebbero) prestare maggiore attenzione a quelle proposte di riforma volte a rafforzare i presidi esistenti (incrementando, ad esempio, la dotazione del fondo di garanzia per la prima casa e ampliando l’accesso ai vantaggi previsti per le cartolarizzazioni sociali anche alle reoco ex art. 7.1 costituite al di fuori di questa specifica tipologia di operazioni).

Così come, più in generale, supportando strategie di riabilitazione finanziaria dei debitori (c.d. reperfoming) che evitino le dolorose ricadute sociali, in termini di malessere dei debitori e delle loro famiglie, ed economiche, in termini di svalutazione del patrimonio immobiliare nazionale, che un recupero giudiziale indiscriminato porta inevitabilmente con sé.
In tale prospettiva, le stesse operazioni di cartolarizzazioni con GACS attualmente esistenti si prestano a divenire un ulteriore ambito di intervento, non solo (e non tanto) alla luce del possibile impatto che le stesse potrebbero all’esito avere sul debito pubblico, ma anche (e soprattutto) per permettere (anche nell’interesse dei debitori) un più efficiente processo di recupero e, se si vuole, il superamento stesso del supporto a suo tempo fornito dallo Stato al sistema bancario (ormai non più giustificato), il tutto in un’ottica di pacificazione e giustizia sociale.

In conclusione, a chi scrive pare che, proprio nel momento in cui il settore avverte un marcato rallentamento, occorre più che mai mettersi al lavoro con rinnovata energia e sfruttare questa opportunità di riorganizzare il sistema per meglio affrontare le sfide irrisolte e prepararsi per quelle a venire.