L’introduzione dell’euro digitale è un argomento molto discusso e recentemente sono stati evidenziati i vantaggi che questo nuovo strumento monetario potrebbe portare. I cittadini europei – ha sottolineato il presidente della Consob Paolo Savona in un articolo pubblicato da MF – avranno la possibilità di integrare l’uso di banconote e monete metalliche senza più pagare commissioni. Inoltre, l’euro digitale potrebbe risolvere le difficoltà di pagamento quando le carte di credito non vengono accettate, soprattutto all’estero. Il possesso dell’euro digitale sarà anche più sicuro rispetto ai mezzi legali attualmente in uso. Un recente accordo per fondere la rete bancaria dei pagamenti Swift con quella T2 delle banche centrali dimostra che la BCE si sta preparando a seguire tutte le transazioni mobiliari, comprese le tokenizzazioni delle attività finanziarie.
Tuttavia, ci sono ancora molte questioni irrisolte. È necessario chiarire come i cittadini potranno procurarsi l’euro digitale e come verranno ricostituite le sue disponibilità una volta usate. Inoltre, bisogna capire se e come la rete contabile digitale prevista ingloberà anche le criptovalute e le attività finanziarie tokenizzate in forma decentralizzata. L’euro digitale potrebbe essere introdotto come strumento di transizione verso un unico mezzo di pagamento legale, ma questo obiettivo diventa sempre più improbabile se si continua a legittimare le criptovalute senza affrontare il problema principale dell’uso della contabilità Blockchain e DLT, che è spesso opaca e difficile da penetrare dall’esterno.
La riflessione di Savona si è rivolta in generale al tema delle criptovalute tornato d’attualità in questi giorni con la proposta del neo presidente Usa, Donald Trump, di legittimarle come riserva ufficiale del dollaro.
Le criptovalute, nate dalla crisi del 2008, – ha spiegato il presidente della Consob – hanno ridotto la sovranità monetaria degli Stati e alterato la distribuzione del reddito, arricchendo chi le mina attraverso un computer e impoverendo chi lavora per produrre ricchezza. Questo argomento non è ancora stato seriamente dibattuto, neanche tra gli economisti.
E, a proposito della proposta sui bitcoin, Trump pare si sia spinto a dichiarare che li avrebbe legittimati come riserva ufficiale del dollaro, riproponendo il vizio dell’accordo monetario di Bretton Woods della scarsità dell’oro, dato che di bitcoin se ne possono coniare solo 21 milioni di pezzi; il vizio sarebbe anche peggiore perché il prezzo esploderebbe, facendo scattare la Legge di Gresham, scacciando la moneta legale dal mercato. L’idea recondita – a giudizio di Savona – è di non limitarsi ai bitcoin, ma considerare equivalenti le altre crypto, con la conseguenza negativa di minare la supremazia globale del dollaro, alterando gli equilibri geopolitici tra regimi di governo alternativi. «La teoria e la pratica monetaria che ci sono state insegnate richiedono di essere profondamente riesaminate, soprattutto se vogliamo evitare crisi di proporzioni non governabili».