La composizione negoziata della crisi d’impresa sta mostrando segnali positivi nei suoi primi tre anni, con un aumento delle istanze e dei casi risolti favorevolmente. Lo segnala un articolo de Il Sole 24 Ore che ha riferito di un convegno di Unioncamere.
Dal 2021 ad oggi le nuove istanze sono state 1.963, con 100 nuove istanze solo nell’ultimo mese, con un aumento del 57% nei primi tre trimestri del 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023. Le composizioni negoziate hanno salvato oltre 11.000 lavoratori dal licenziamento, con un tasso di successo del 20%.
La Lombardia è in testa per numero di istanze, seguita da Lazio, Emilia-Romagna e Veneto. Il settore manifatturiero, il commercio all’ingrosso e al dettaglio, e le costruzioni sono i più coinvolti.
Quanto alle ragioni di insuccesso della composizione della crisi, le istanze archiviate per assenza di prospettive di risanamento o per esito negativo delle trattative sono l’87% del totale di quelle chiuse con esito sfavorevole. I tempi di chiusura delle composizioni andate “a bersaglio” sono mediamente di 325 giorni, con il 90% dei casi nei quali si chiede quindi la proroga.
Il cantiere della crisi di impresa è comunque ancora aperto. Il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, intervenuto in chiusura del convegno ha dichiarato che il prossimo step sarà l’intervento sui reati fallimentari «con il faro guida della reale offensività delle condotte di bancarotta punite, abbandonando il formalismo della disciplina attuale in cui la giurisprudenza è impegnata a delimitare il perimetro della bancarotta documentale mentre il penalista, ancorato al principio di realtà, fa il calcolo degli anni di reclusione».