Outlook S&P: aziende italiane stabili ma con rischi all’orizzonte non del tutto stimabili

Le prospettive per il debito del 70% degli emittenti corporate italiani sono considerate stabili

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Le prospettive delle aziende italiane sono caratterizzate da una certa stabilità ma anche diverse incognite legate a fattori esterni come i dazi USA e il conflitto in Ucraina. È il giudizio di sintesi di S&P global rating che al Il Sole 24 Ore ha anticipato le principali conclusioni del report sulle imprese della penisola che viene oggi presentato ufficialmente.

Le prospettive per il debito del 70% degli emittenti corporate italiani sono considerate stabili da S&P Global Ratings, che nota una solidità già testata nelle fasi più complesse del ciclo economico recente.

Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, in particolare l’imposizione di dazi sulle esportazioni italiane, potrebbero influenzare negativamente le aziende italiane, anche se l’impatto finale resta incerto.

Il conflitto in Ucraina rappresenta un rischio geopolitico che potrebbe rallentare la dinamica di crescita degli investimenti delle imprese italiane, nonostante siano riuscite a gestire i costi delle materie prime durante la crisi.

Le imprese manifatturiere italiane hanno seguito un andamento simile a quelle tedesche in termini di produttività, ma esistono divergenze settoriali significative, con comparti come costruzioni e difesa in fase favorevole.

ll moderato ottimismo di S&P deriva – ha sottolineato Renato Panichi, Senior Director Corporate Ratings di S&P Global – «da bilanci più solidi rispetto al passato e anche da un miglioramento nella struttura di capitale delle aziende, che nel frattempo hanno anche continuato a investire per migliorare la produttività». L’ambito di ricerca è comunque ristretto agli emittenti seguiti e dotati di rating, mentre le aziende di minori dimensioni, soprattutto le microimprese che caratterizzano una fetta rilevante del tessuto produttivo italiano, non sempre godono dello stesso stato di salute: «In questo caso – conclude Panichi – diventa sempre più fondamentale la presenza di una politica industriale coerente e anche di incentivi fiscali».