Trend: soft landing delle principali economie nel 2025, dice S&P

Per quanto riguarda le imprese si prevede un calo delle insolvenze, sebbene a un ritmo più lento rispetto a quanto avvenuto durante la fase di aumento dei tassi di interesse

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Fonte immagine: Freepik

Le prospettive di atterraggi morbidi in molte delle principali economie e gli ulteriori tagli dei tassi di interesse dovrebbero continuare a sostenere le condizioni di credito globali nel 2025. È quanto prevedono gli esperti di S&P che tuttavia segnalano – riferisce Radiocor – l’intensificarsi delle tensioni geopolitiche e commerciali suscettibili di accrescere il pericolo esistente in un contesto già piuttosto complesso. Allo stesso tempo, l’allentamento della politica monetaria avverrà a un ritmo incerto e non sincronizzato nelle diverse regioni, con un calo quasi sicuramente più lento dei rialzi. In ogni caso, i tassi rimarranno su livelli più alti rispetto al periodo pre-pandemico. Per quanto riguarda le imprese, S&P prevede anche un calo delle insolvenze, sebbene a un ritmo più lento rispetto a quanto avvenuto durante la fase di aumento degli stessi.

«Le fratture geopolitiche sempre più profonde rappresentano il rischio maggiore per un panorama creditizio in miglioramento», ha affermato Gregg Lemos-Stein, Chief Analytical Officer di S&P, che ha poi aggiunto: «La continuazione della guerra tra Russia e Ucraina giunta al suo terzo anno, l’intensificazione del conflitto in Medio Oriente e la propagazione della polarizzazione interna in alcuni mercati potrebbero interrompere i flussi commerciali e di investimento, sconvolgere i mercati finanziari e costringere i governi ad aumentare la spesa per la difesa mettendo sotto pressione bilanci già tesi».

Infine, secondo S&P, il 2025 segna un altro momento cruciale per l’Unione Europea. Se l’Europa non affronterà collettivamente le sfide poste dalla crescente instabilità geopolitica e non riuscirà a migliorare la resilienza economica, la frammentazione potrebbe aumentare ulteriormente. I conflitti regionali e i loro potenziali effetti sui prezzi dell’energia restano il rischio principale per l’Europa, almeno nel breve periodo. Tra gli altri rischi elevati che S&P monitora vi sono le politiche commerciali protezionistiche, il rallentamento della crescita e l’inasprimento delle condizioni di finanziamento.