Npl: con Gardant doValue consolida leadership in Italia, acquisisce la prima posizione in Grecia e la sesta in Spagna

L'amministratore delegato Manuela Franchi: «Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a un'importante azione di de-risking da parte del sistema bancario. C'erano circa 400 miliardi di crediti non performanti nei bilanci delle banche; oggi sono circa una sessantina. Il resto è stato acquisito da società specializzate come doValue e, in parte, smaltito, visto che il totale oggi non supera i 350 miliardi»

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Manuela Franchi, ceo di doValue

Con l’acquisizione di Gardant, doValue ha consolidato la sua posizione di leader nel mercato italiano degli Npl, che si aggiunge alla prima posizione in Grecia e alla sesta posizione in classifica detenuta in Spagna. Lo ha rimarcato, in un’intervista a Il Corriere della Sera, l’ad di doValue Manuela Franchi, segnalando i principali effetti dell’integrazione tra le due società.

«L’acquisizione di Gardant – ha spiegato – ci permette di consolidare la nostra posizione sul mercato italiano dei crediti non performanti. Oggi siamo leader in Italia con una quota del 20 per cento del mercato, quando il secondo operatore è al 9 per cento; siamo primi in Grecia con il 34 per cento di market share e sesti in Spagna con il 6 per cento. Un posizionamento molto interessante sui tre mercati più attivi per questo genere di operazioni. Inoltre, Gardant ci ha permesso di acquisire clienti importanti, come Elliott (che è anche azionista con il 18%, in compagnia di Bain Capital con l’11% e di Fortress con il 23%, n.d.a.), Banco BPM e BPER, e di portare al nostro interno una SGR che ha oltre 800 milioni di asset under management. Era la SGR uno dei nostri obiettivi».

Mirko Briozzo, fino a ieri a capo di Gardant, è oggi il responsabile del mercato italiano di doValue, mentre a presiedere il gruppo è Alessandro Rivera, per 25 anni al dipartimento del Tesoro. Il piano di integrazione delle due società è stato elaborato a quattro mani. La ratio dell’operazione si ispira a una maggiore diversificazione dei ricavi: doValue otteneva due terzi delle proprie revenues dagli Npl, Gardant solo la metà. Inoltre, si punta a un maggiore equilibrio sui mercati. Prima dell’operazione, doValue realizzava l’80 per cento dei propri profitti fuori dai confini nazionali.

«Negli ultimi dieci anni – ha sottolineato ancora Franchi – abbiamo assistito a un’importante azione di de-risking da parte del sistema bancario. C’erano circa 400 miliardi di crediti non performanti nei bilanci delle banche; oggi sono circa una sessantina. Il resto è stato acquisito da società specializzate come doValue e, in parte, smaltito, visto che il totale oggi non supera i 350 miliardi. Il settore è cresciuto molto: le regole della Bce sono stringenti e spingono l’Npl ratio degli istituti di credito verso il 3 per cento. L’Italia superava in media il 10 per cento. Così le banche sono portate a cedere i loro crediti non performanti e adesso non solo gli Utp, che sono le vecchie inadempienze probabili, ma anche i cosiddetti Stage 2, che rappresentano pagatori regolari ma ad alta probabilità di inadempienza a causa dei settori di attività in cui operano o di particolari indicatori finanziari. L’effetto è che entrano sul mercato portafogli più piccoli, ma con flussi più regolari».