C’è anche la più rigida definizione di default tra le motivazioni per le quali la Banca d’Italia ha messo sotto tiro due banche, BFF Bank e Banca Sistema, specializzate nell’attività di factoring con la pubblica amministrazione. Lo ha fatto presente Italia Oggi, analizzando le ragioni per le quali Via Nazionale ha costretto i due istituti a riclassificare in scaduti parte dei crediti in bonis verso la pubblica amministrazione, obbligo a cui ha affiancato il divieto di distribuire dividendi per alzare il capitale.
A questa decisione avrebbe concorso anche la nuova definizione di default introdotta da un regolamento UE nel 2013 ed entrata in vigore in Italia dal 2021. Per anni BFF Bank e Banca Sistema hanno continuato a seguire prassi giustificate dalla concreta recuperabilità del credito. I due istituti hanno sempre fatto leva sulla solvibilità della PA, nonostante i frequenti ritardi nei pagamenti. Gli istituti hanno continuato a incassare gli interessi di mora che, con l’aumento dei tassi, sono spesso stati a doppia cifra, pur a fronte di un livello di accantonamenti più basso rispetto a quello delle banche commerciali.
Tutto questo, però, contrasterebbe con i nuovi requisiti in materia di default. «Dal 2021 – precisa l’articolo – un credito diventa scaduto se c’è una dilazione nei pagamenti superiore a 90 giorni. Se questo ritardo accomuna più dell’1% dell’esposizione del singolo debitore, allora la banca deve riclassificarla tutta come past due. Questo a prescindere dalle chance di recuperare la somma, quindi anche se il debitore è lo Stato. Una situazione del genere ha anche conseguenze contabili perché provoca un aumento della ponderazione degli attivi ponderati per il rischio (RWA) dal 100 al 150%. Insomma, la maggiore rischiosità dei crediti impone di alzare il peso contabile, obbligo previsto dalle regole di Basilea. Un secondo effetto è più dilatato nel tempo ed è legato al calendar provisioning, lo schema ideato dal legislatore per gestire le esposizioni problematiche».
Il risultato finale di queste normative è un aumento dei ratios patrimoniali, per favorire il quale Bankitalia ha iniziato a bloccare la distribuzione degli utili. Una mossa – osserva ancora il giornale – che gli azionisti non hanno apprezzato. Banca Sistema ha perso il 14% in un giorno dopo lo stop alla cedola, mentre, a fronte di una misura analoga, BFF Bank ha ceduto prima il 10% e poi il 26% nell’arco di due sedute.