La catena di negozi d’abbigliamento Coin è finita nel mirino di Ovs, gruppo che attualmente conta oltre 2.000 punti vendita e che ha già consolidato importanti marchi del settore retailer (Upim, Croff, Stefanel, tra i nomi più noti). Della vicenda si sono occupati in questi giorni due articoli pubblicati da Mf e Il Sole 24 Ore.
Coin sta attraversando una fase di grande difficoltà – ha spiegato in particolare Mf – ed è alle prese con una pesante crisi finanziaria. Il tribunale di Venezia ha concesso nei giorni scorsi l’ultima proroga al 23 febbraio nell’ambito del piano di composizione della crisi, cui il gruppo è soggetto dall’estate scorsa. Ed ha suscitato l’interesse di Ovs che, al contrario, è in grande salute. L’azienda quotata, di cui Tamburi Investment Partners possiede il 28,44% del capitale, ha già conquistato il 10% del mercato e sta consolidando ulteriormente la sua posizione di leader del settore mettendo gli occhi anche su Conbipel.
Con l’acquisizione eventuale di Coin, sul piano strategico, l’azienda «completerebbe la filiera di gamma dei suoi punti vendita. A partire dalla fascia bassa con Upim, risalendo appunto via Ovs con il marchio Piombo che sta tirando le vendite del gruppo, fino alla fascia di gamma alta, rappresentata da Coin con i suoi punti vendita che, completate le chiusure degli store in perdita, conterebbero 24 negozi nel centro delle principali città italiane».
Gli ostacoli, tuttavia, non mancano.
L’ultimo bilancio pubblico di Coin risale ormai a 2 anni fa. I conti annuali chiusi nel lontano gennaio del 2023 indicavano debiti per oltre 230 milioni, di cui 80 con le banche, 120 con i fornitori, cui si aggiungevano debiti fiscali. Ma la situazione è andata via via peggiorando e, secondo fonti raccolte da Milano Finanza, i debiti totali supererebbero ampiamente i 300 milioni. Gran parte dei debiti bancari di Intesa e illimity sono stati acquistati da Europa Investimenti (gruppo Arrow) e su di essi c’è una garanzia Sace che copre il 90% dell’importo.
La trattativa punta a uno stralcio, grazie anche alla garanzia pubblica dell’85-90% del nominale. Andrebbero però gestiti i debiti con i fornitori, che in buona parte sono gli stessi azionisti di Coin. Tra questi – fa presente ancora Mf – c’è anche Stefano Beraldo, l’ad di Ovs, socio di Coin con il 20 per cento. Nella vicenda, pertanto, vi sarebbe da gestire un’operazione con parte correlata non proprio banale e che avrebbe il suo peso nella definizione del prezzo di vendita.
Superando questi scogli, l’aggregazione potrebbe essere realizzata e rappresenterebbe un nuovo passo in avanti nella strategia della «grande Ovs» portata avanti in questi anni dai suoi azionisti e manager.
A luglio 2025, Ovs – fa presente Il Sole 24 Ore – salirà anche al 51% del noto marchio Goldenpoint e potrebbe rilevare una parte dei negozi che Benetton ha pianificato di chiudere nell’ambito del suo processo di ristrutturazione.
In Borsa, dove le quotazioni di Ovs sono salite del 55% negli ultimi dodici mesi, il gruppo ha sfiorato una capitalizzazione di mercato di un miliardo. I risultati – è sempre il Sole a sottolinearlo – sono in crescita e, in attesa del consuntivo del 2024, nei primi nove mesi dell’anno scorso il gruppo ha realizzato un incremento delle vendite nette a 1,176 miliardi di euro (+6,7%) e del risultato ante imposte rettificato (+20,4% a 72,3 milioni).