Il “magazzino” dei crediti dello Stato continua a crescere

Secondo quanto ha riferito il viceministro Leo a «Telefisco», l’ammontare ha raggiunto a febbraio i 1.275 miliardi, 7 in più rispetto a novembre. Iniziate le audizioni al Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva promossa dal senatore Garavaglia; gli auditi (tra cui le associazioni dei tributaristi, dei commercialisti e dell’artigianato) sono favorevoli al provvedimento «rottamazione quinquies» proposto dalla Lega

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Immagine del Senato italiano

Il “magazzino” dei crediti dello Stato continua a crescere. Ha raggiunto a febbraio la rispettabile cifra di 1.275 miliardi, secondo quanto ha riferito il viceministro Maurizio Leo, intervenendo nelle scorse settimane a «Telefisco». In appena due mesi, quell’importante aggregato è aumentato di altri 7 miliardi, considerato che l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, lo aveva stimato in 1.268 miliardi al 30 novembre dello scorso anno. La circostanza è emersa nel corso delle audizioni avviate sul “magazzino” nell’ambito dell’indagine conoscitiva promossa dalla Commissione Finanze di Palazzo Madama.

Già ascoltate, tra le altre, le associazioni dei commercialisti, dei tributaristi e dell’artigianato

Nelle sedute di martedì e giovedì scorsi sono state ascoltate, tra gli altri, le associazioni dei commercialisti, dei tributaristi e del settore dell’artigianato. Il dibattito si è concentrato soprattutto sul provvedimento «rottamazione quinquies» (disegno di legge n. 1375), presentato in queste settimane al Senato e che, nelle intenzioni dei proponenti (la Lega), dovrebbe consentire di evitare il continuo accumulo di crediti, favorendo il ritorno in bonis di quei contribuenti (imprese e soggetti individuali) che hanno dichiarato le imposte da versare, ma non riescono a onorare i loro impegni con il fisco per difficoltà economiche.

Le associazioni hanno apprezzato le novità

In generale, le associazioni ascoltate dai senatori hanno apprezzato le novità contenute nel progetto di legge, in particolare l’allungamento a 120 rate del periodo di rateizzazione, l’eliminazione delle sanzioni e degli interessi dalle somme da pagare e la possibilità di combinare fino a 8 rate non pagate senza far decadere il piano di rateizzazione. Rimangono, però, i nodi politici segnalati dall’Ordine dei dottori commercialisti. La «rottamazione quinquies» può comportare problemi di copertura per il bilancio dello Stato, che rinuncia agli interessi e alle sanzioni sui crediti non pagati. Inoltre, occorre valutare con attenzione le conseguenze che questi provvedimenti hanno sui contribuenti corretti (anche quelli che stanno pagando i loro debiti con rateizzazioni che includono gli interessi). La rottamazione sfavorisce chi paga correttamente le imposte; pertanto, secondo i commercialisti, andrebbe limitata a quel 40% del magazzino che è considerato irrecuperabile (persone decedute o incapienti, imprese fallite).

Le audizioni riprenderanno domani. Con Amco, in particolare, nel dibattito entrerà la voce dell’industria dei credit servicer.