Consob e Bankitalia hanno pubblicato una “Comunicazione congiunta sulla contabilizzazione in bilancio di cripto-attività, sulla relativa trasparenza verso il mercato finanziario e sulle verifiche da parte dei revisori”. La comunicazione, spiega Il Sole 24 Ore, parte dalla considerazione che l’evoluzione del contesto regolamentare delle nuove tecnologie, la comprensione delle caratteristiche delle diverse criptoattività e le difficoltà nel distinguerle dagli strumenti finanziari, richiede una particolare attenzione sia da parte degli intermediari che investono in criptoattività, sia dei revisori contabili che poi ne verificano i bilanci.
Il documento arriva proprio mentre le società quotate preparano i loro bilanci, per fare in modo che, se ci sono investimenti nelle criptoattività, il mercato e le autorità possano averne evidenza. Per quanto riguarda le criptovalute, si ricorda che già nel 2019 lo Iasb aveva dettato le regole di contabilizzazione. Per le altre criptoattività, invece, viene richiamata la necessità di una attenta loro valutazione, soprattutto quando sono iscritte al fair value. Quindi va indicato come è stato calcolato il fair value, se ci sono delle attese di diminuzione significativa del valore dopo la chiusura dell’esercizio e così via. Anche perché, se per le criptovalute ci sono indicazioni per i principi da applicare, per le altre criptoattività non è sempre facilmente individuabile la categoria contabile in cui inquadrarle. Senza contare che ci sono aziende che applicano i principi nazionali e con essi devono rendere trasparente l’investimento in queste attività.
Anche i revisori contabili sono chiamati a porre una particolare attenzione nel caso in cui le società i cui bilanci vengono sottoposti a revisione abbiano investimenti in criptoattività. I revisori, infatti, devono accertare l’individuazione da parte del cliente di scelte di investimento consapevoli, di adeguati presidi di controllo e la disciplina contrattuale dei rapporti con i service provider. Questi elementi devono ricevere una particolare attenzione da parte del revisore nella valutazione dei rischi dell’incarico professionale e nell’individuazione delle procedure di revisione da pianificare e da svolgere per dare adeguate risposte di audit in merito a questi rischi. Il richiamo ai revisori è motivato, dunque, dalla particolarità e dalla rischiosità di queste attività, che non sono strumenti finanziari e che quindi vanno correttamente collocate.