“Magazzino” dei crediti dello Stato: Intrum propone partnership pubblico-privati per la riscossione

Nel corso di un'audizione al Senato prospettata anche la cessione ai servicer di una quota dei crediti oggetto di rottamazione

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L’industria dei servicer può mettere a disposizione l’esperienza che ha accumulato nei portafogli Npl delle banche per aiutare lo Stato a ridurre l’ingente “magazzino” dei suoi crediti (1.275 miliardi)? Dalle audizioni in corso nell’indagine conoscitiva avviata presso la Commissione Finanze del Senato iniziano a emergere le prime proposte concrete. Ad avanzarle è stato ieri l’ad di Intrum Italia, Enrico Risso, che, intervenendo di fronte alla commissione senatoriale, ha prospettato la nascita di partnership pubblico-privati in cui l’Agenzia delle Entrate o «un altro ente a partecipazione pubblica» (riferimento a un possibile coinvolgimento di Amco, società pubblica per il recupero dei crediti) potrebbe associare qualificati partner privati nell’attività di riscossione dei crediti.

In considerazione della platea sterminata dei crediti pubblici che potrebbero entrare in questa partita – secondo il presidente della Commissione Finanze, Massimo Garavaglia, sono «lavorabili» circa 700 miliardi di crediti – i soggetti privati dovrebbero avere almeno due caratteristiche: essere forniti di una piattaforma tecnologica che consenta loro di gestire un gran numero di posizioni; poter fare affidamento su una struttura di master legal con una base ampia di avvocati in grado di operare su larga scala.

Qualcosa di simile è già in vigore, ad esempio, nel Regno Unito, dove l’amministrazione finanziaria ha coinvolto otto outsourcer per gestire crediti fiscali con un certo livello di successo. Una simile partnership, in cui il soggetto pubblico manterrebbe il ruolo di «torre di controllo», potrebbe appunto avvantaggiarsi della maggiore produttività dimostrata in questi anni dall’industria dei servicer che viaggia – ha spiegato Risso – con tassi di recupero dei crediti del 10% (3-5% sui crediti di più vecchia data) rispetto al tasso di recupero dell’1,3% evidenziato attualmente dai dati dell’Agenzia delle Entrate. Il confronto è sporcato dal fatto che nel “magazzino” dello Stato c’è un po’ di tutto, anche crediti inesigibili relativi a persone decedute o a aziende fallite, ma rimane ugualmente impietoso.

La seconda proposta dell’ad di Intrum – che ha raccolto un suggerimento di Garavaglia – riguarda in modo più diretto i provvedimenti di rottamazione, un’ultima versione dei quali è in corso di discussione proprio al Senato. Nel lessico dei servicer, la rateizzazione dei debiti dei contribuenti rappresenta una forma di credito reperforming particolarmente apprezzata dagli investitori. Perché allora – è il suggerimento di Intrum – non cederla almeno in parte a soggetti privati? Pur considerando uno sconto sui prevedibili incassi futuri che andrebbe accordato ai privati, lo Stato potrebbe comunque contare su incassi certi dai provvedimenti di rottamazione che finora, invece, non hanno spesso soddisfatto ex post le aspettative iniziali di recupero.

Anche in questo caso, le somme in gioco sono notevoli considerando – ha fatto presente Garavaglia – che la rottamazione quater ha coinvolto un ammontare di posizioni pari complessivamente a circa 33 miliardi.