Cina: la guerra dei dazi potrebbe causare alle banche perdite annuali su crediti per $341 miliardi

La stima in un report di S&P Global Ratings pubblicato il 3 aprile

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Le banche cinesi potrebbero subire perdite annuali sui crediti pari a 341 miliardi di dollari a causa delle tensioni sui dazi. La previsione – spiega Asian Banking & Finance – è contenuta in un report di S&P Global Ratings del 3 aprile scorso, secondo cui le attività in sofferenza delle banche raggiungeranno il picco del 5,9% nel 2026.
Sarà appunto l’effetto dell’aumento dei non performing asset (NPA), causati dalle tensioni sui dazi che colpiscono in particolare le micro e piccole imprese e il credito al consumo non garantito.

Lo studio stima che l’NPA ratio delle banche commerciali raggiungerà il picco nel 2026, al 5,9%. L’NPA ratio include i crediti in sofferenza (NPL), i prestiti con menzione speciale, i prestiti forborne e altri prestiti problematici scaduti da 90 giorni e classificati come normali. Nella peggiore delle ipotesi, l’NPA ratio delle banche cinesi potrebbe quasi tornare ai livelli del 6,5% registrati durante il lockdown per il COVID nel 2022.

L’indebolimento della qualità degli attivi delle banche commerciali cinesi probabilmente farà aumentare le perdite sui crediti – ha aggiunto S&P – anche se tali perdite saranno moderate dagli accantonamenti del settore.
La copertura degli accantonamenti per NPL, prevista dalla normativa del settore bancario, era del 211% nel 2024. «Prevediamo che le banche con i buffer più ampi attingeranno a tali riserve per prevenire un’ulteriore erosione della redditività», ha affermato S&P.

L’agenzia di rating prevede perdite medie annue sui crediti pari a RMB 2500 miliardi nel periodo 2025-2027, pari al 4% del PIL annuo della Cina in questo periodo.
Le perdite medie annue sui crediti potrebbero aumentare a RMB 2700 miliardi ($368 miliardi) in uno scenario al ribasso, con un impatto più forte dei dazi, oppure scendere a RMB 2200 miliardi ($300 miliardi) se gli stimoli cinesi contribuissero a raggiungere l’obiettivo di crescita del 5%.

«La Cina ha dovuto affrontare una pandemia, un ciclo negativo del mercato immobiliare e un accumulo di debiti emessi dagli enti locali. E ora si trova ad affrontare ulteriori difficoltà dovute all’imposizione di ulteriori dazi statunitensi sulle sue esportazioni». Prima dell’annuncio dei dazi reciproci del 2 aprile, gli analisti di S&P prevedevano un rallentamento della crescita del PIL al 4%.