Banca Sella sarebbe interessata ad acquisire Banca Profilo, l’istituto milanese di private banking controllato al 62% da Arepo Bp, il veicolo del fondo Sator dell’ex banchiere di Capitalia Matteo Arpe. Ne parla un articolo de Il Sole 24 Ore, che fa il punto sulle vicende dell’istituto, che negli ultimi mesi sta attraversando acque agitate, tra un’ispezione della Banca d’Italia e un cda dimessosi all’improvviso per divergenze sulla strategia futura della banca.
Al lavoro sul dossier per la vendita – scrive il quotidiano – ci sarebbe l’advisor Gualtieri & Associati. La boutique avrebbe studiato come soluzione per massimizzare la valorizzazione della banca un «break up» tra le quattro «anime» di Profilo: il private banking, la banca digitale Tinaba, la divisione finanza e l’investment banking, braccio destinato a essere chiuso. A breve, già entro maggio, scadranno i termini per chiudere la vendita con Banca Sella, accordo che potrebbe includere anche la cessione della sede della banca e della fiduciaria. Sul tavolo dell’advisor ci sarebbero già tre offerte per Tinaba. Il break up potrebbe essere gradito all’azionariato, grazie a una valorizzazione dell’intero asset di Banca Profilo stimata in oltre 200 milioni.
Progetti di vendita di Banca Profilo si rincorrono da circa quattro anni, ma non sono mai andati in porto. Sono almeno otto i dialoghi avviati negli anni: da Attestor Capital a Banor, dal banchiere di Finint Enrico Marchi a una cordata di imprenditori capeggiata dai fratelli Di Terlizzi assieme ad Angelo Moratti, dal fondo RiverRock ai francesi di Twenty First Capital, fino al fondo Barents Re – riassicuratore con sede a Panama – in tandem con Lmdv Capital, il family office di Leonardo Maria Del Vecchio, fino al finanziere Andrea Bonomi. Tutte trattative curate dal management, che per ragioni diverse sono alla fine saltate. Ora, appunto, è la volta di Banca Sella.
Nelle scorse settimane, all’inizio di aprile, si era dimessa a sorpresa la maggioranza dei consiglieri di Banca Profilo, determinando la decadenza dell’intero board. A fare un passo indietro erano stati i cinque consiglieri indipendenti (Michele Centonze, Francesca Colaiacovo, Giorgio Gabrielli, Gimede Gigante e Paola Santarelli) e la consigliera non esecutiva Maria Rita Scolaro, che avevano rimarcato in una nota «un dissenso in merito all’applicazione del sistema di governance» e alla «connessa opportunità di rimettere ai soci la determinazione circa un ricambio, in tutto o anche solo in parte, nella composizione dell’organo amministrativo». Il consiglio verrà ora rinnovato all’assemblea del prossimo 20 maggio e, sulle scelte di chi entrerà nel ponte di comando, incombe ovviamente l’iter di vendita in corso.