Ad Intrum accordato il ricorso al Chapter 11

Il gruppo svedese ottiene in USA il via libera alla ristrutturazione del proprio debito da $4,6 miliardi

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Intrum, gruppo svedese specializzato nella gestione dei crediti deteriorati, ha ottenuto in USA la protezione del Chapter 11 e un accordo di ristrutturazione del proprio debito da $4,6 miliardi. Lo ha scritto il Wall Street Journal, precisando che il giudice Christopher Lopez della Corte fallimentare degli Stati Uniti a Houston ha dato il via libera a un piano di ristrutturazione che riduce il debito di Intrum preservando al contempo le quote dei suoi azionisti nell’azienda. Il giudice ha rigettato la richiesta di un gruppo di investitori contrario ad accordare il Chapter 11 a Intrum, sostenendo che la società non era in difficoltà finanziarie e aveva fabbricato una falsa presenza negli Stati Uniti per giustificare il ricorso alla legislazione statunitense.

Intrum ha presentato istanza di fallimento a novembre per timore di non riuscire a rimborsare circa $3,3 miliardi in obbligazioni in scadenza nel 2025 e nel 2026. Ha proposto una ristrutturazione sostenuta dalla maggior parte dei suoi creditori e obbligazionisti che riduce il valore delle sue obbligazioni di circa il 10%, mantenendo il patrimonio netto dei suoi azionisti pressoché intatto.

Un gruppo di obbligazionisti di minoranza con debiti in scadenza nel 2025 ha sostenuto che Intrum non meritava di dichiarare bancarotta e che avrebbe potuto continuare a operare nei successivi 18 mesi senza diventare insolvente. Intrum ha creato un’entità con sede in Texas e ha affittato uno spazio di co-working a Houston per creare una presenza negli Stati Uniti che avrebbe reso l’azienda idonea alla bancarotta, hanno sostenuto gli obbligazionisti oppositori. In effetti, il Chief Executive di Intrum, Andres Rubio, ha ammesso in tribunale che nessun dipendente di Intrum lavora nell’ufficio del Texas affittato da una società, la Starthub Houston, che offre indirizzi virtuali a partire da $29 al mese. Intrum avrebbe potuto saldare i suoi bond del 2025 – ha aggiunto Rubio – tuttavia avrebbe dovuto affrontare problemi a lungo termine che avrebbero messo a rischio la sua stabilità.

L’avvocato di Intrum, Andrew Leblanc, ha però sostenuto in tribunale che la società non ha fatto nulla di sbagliato. «L’idea di una società straniera che presenta istanza negli Stati Uniti non è insolita, non è straordinaria e, francamente, non è qualcosa da scoraggiare», ha affermato Leblanc in tribunale. Il giudice ha dato ragione a queste argomentazioni approvando il ricorso al Chapter 11 e il piano di ristrutturazione del debito che, peraltro, ha raccolto il consenso di oltre il 90% dei creditori.