AI ed ESG nel credit management: due nuove sfide per il settore

L'intervento dell'avvocato Marco Rossi, titolare dello studio legale RR&P di Verona e presidente del Comitato scientifico Alma Iura nel corso del Credit Management Summit 2024 del Sole24Ore

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Marco Rossi, presidente del Comitato scientifico Alma Iura

Quale impatto avranno l’intelligenza artificiale e i fattori ESG nella gestione del credito? Ha provato a rispondere a questo interrogativo durante il recente Credit Management Summit 2024 del Sole24Ore l’avvocato Marco Rossi, titolare dello studio legale RR&P di Verona e presidente del Comitato scientifico Alma Iura, giungendo alla conclusione che richiedano una consapevolezza collettiva e un’azione concertata e non possono essere lasciati all’iniziativa dei singoli. Serve dunque un intervento regolamentato per affrontare queste due nuove sfide che il credit management si trova ad affrontare, ma anche una solida associazione di categoria del settore. Ecco come è giunto a questo epilogo.

Apocalittici vs Integrati

Nel proprio intervento Rossi ha evidenziato anzitutto come nel dibattito sulla rilevanza nella gestione del credito dell’AI e dei fattori ESG (Environmental, Social, Governance) tutti esprimano opinioni non sorrette da metriche di alcun tipo, poco attendibili perché basate su ‘impressioni di pancia’ dando vita ad confronto che ricorda la divisione tra Apocalittici e Integrati elaborata da Umberto Eco nel 1964, quando si dibatteva sui mezzi di comunicazione di massa. “Io invece appartengo alla schiera – ha spiegato l’avvocato – di quelli che il sociologo di Harvard, Pitirim Sorokin, avrebbe definito “quantofrenici”, coloro i quali cercano disperatamente un numero a cui agganciare le proprie opinioni, pur con qualche dubbio”.

In mancanza di studi ufficiali sull’impatto dell’AI nel settore della gestione degli NPL, secondo Rossi, è necessario prendere in prestito alcune analisi predittive svolte da Goldman Sachs e da McKinsey Global Institute sull’economia nel suo complesso. Goldman Sachs prevede che l’AI contribuirà ad aumentare il PIL mondiale del 7% nei prossimi dieci anni, mentre McKinsey stima un incremento di 3-4 punti percentuali entro il 2040. Queste previsioni, però, potrebbero non essere molto precise perché la tecnologia AI evolve molto velocemente.

L’economista del MIT Daron Acemoglu, invece, suggerisce che l’AI avrà un impatto maggiore grazie all’automazione di alcune attività e all’aumento della produttività dei lavoratori. Secondo i suoi studi, gli strumenti di AI generativa attuali potrebbero ridurre i costi del lavoro del 27% e i costi complessivi del 14,4%. Tuttavia, solo il 4,6% delle attività potrebbe essere automatizzato, con un incremento della produttività totale dello 0,66% nei prossimi dieci anni. Tuttavia, nel settore della gestione del credito, che richiede molta interazione sociale e compiti complessi, l’aumento di produttività – secondo le stime – non supererà il 27%. Per avere dati più concreti servirebbe sapere quante aziende nel settore del credito utilizzano già l’AI e per quali compiti. L’intelligenza artificiale potrebbe anche rivoluzionare altri settori, come la ricerca scientifica. Ad esempio, Paolo Savona e l’Italian International Economic Center stanno usando l’AI per migliorare i modelli predittivi econometrici.

I rischi

L’avvocato ha poi posto l’attenzione su alcuni nodi da considerare: “Restano sullo sfondo tre temi, che mi rendono un quantofrenico dubitoso: i pericoli dell’AI, i suoi impatti sociali e la sua regolamentazione”. Secondo Rossi le “allucinazioni” dell’AI, l’invenzione di dati non reali, come mostrano gli studi della Stanford University costituiscono un serio problema da considerare. Inoltre, l’AI potrebbe aumentare l’automazione, sostituendo le persone. È qui che entra in gioco la regolamentazione, per evitare effetti negativi sui salari e sulla disuguaglianza.

Nel contesto ESG, cioè della sostenibilità ambientale e sociale, il settore del credito può adottare pratiche sostenibili, come la digitalizzazione per ridurre l’uso della carta: eliminare 1,7 milioni di lettere cartacee potrebbe ridurre l’impronta di carbonio di 1,2 milioni di kg. Ad oggi ormai i fattori ESG sono diventati importanti per gli operatori del credito. Lo dimostra una recente analisi di FIRE secondo la quale l’80% dei creditori considera rilevanti le performance non finanziarie dei servicer.

Serve non perdere di vista infine, la dimensione etica del recupero del credito. Pagare – ricorda Rossi – deriva dal latino “pacare”, che significa pacificare, e il recupero del credito mira a ristabilire la pace tra creditori e debitori: un nobile obiettivo dovrebbe guidare le pratiche nel settore.