Gli Italiani sono un popolo di risparmiatori, tendenzialmente buoni pagatori, ma anche dalla scarsa educazione finanziaria. Sì, perché, in realtà, potrebbero indebitarsi di più e in maniera più efficiente e proficua.
Guardando ai dati sull’indebitamento privato pubblicati periodicamente dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), risulta un quadro secondo il quale noi italiani ci indebitiamo relativamente poco rispetto al nostro reddito medio, cerchiamo di non avere troppi finanziamenti in corso contemporaneamente e di ripagarli il prima possibile.
A prima vista, queste sembrano abitudini sane e responsabili, derivanti da un retaggio culturale di avversione al rischio e al sovraindebitamento. Tuttavia, analizzando più a fondo, si può giungere a una conclusione se non opposta, quanto meno, più articolata.
Rispetto ad altri Paesi, come USA e UK, noi italiani ci indebitiamo di meno, ma peggio. Tendiamo, infatti, a impegnare gran parte del reddito mensile per “sbarazzarci” del debito il prima possibile.
I dati comparativi dei tre Paesi mostrano, inoltre, che a fronte di un maggior indebitamento, non cresce anche il tasso di default. Sembrerebbe quindi che sia possibile indebitarsi di più, senza per questo incorrere in problemi di pagamento.
Il credito, se utilizzato responsabilmente, è uno strumento finanziario positivo che permette di realizzare sogni e progetti, personali e professionali, che portano crescita e sviluppo, sia a livello individuale che delle comunità di cui facciamo parte, e quindi dell’economia.
Impegnandoci nel pagamento di rate più consistenti per finanziamenti più brevi, riduciamo la quota di reddito disponibile per altri scopi, come gli investimenti. Ciò, inoltre, limita l’accesso ad ulteriore credito e ci espone a un maggiore rischio di insolvenza in caso di problemi economici.
Frammentare su un periodo di tempo più lungo finanziamenti e mutui può essere, allora, la via giusta per una migliore capacità di indebitamento e relative migliori capacità di acquisto e di investimento? Non in assoluto, ma si tratta di un approccio più comune in altri Paesi.
Naturalmente il mio è solo un ragionamento, da contestualizzare in un discorso più ampio sulle differenze culturali in termini di abitudini di indebitamento, non applicabile in maniera generalizzata, ma è in parte basato anche sull’analisi delle informazioni provenienti dall’attività dell’azienda che guido dal 1992 – il Gruppo Fire – che supporta individui e imprese nel tornare in equilibrio dopo una situazione di disagio debitorio.
Riflettendo su questi input, provenienti dalla nostra attività quotidiana di ascolto e dialogo con le persone in difficoltà di pagamento, siamo giunti a una conclusione più generale, confermata anche dall’Edufin Index 2023: gli italiani hanno scarsi voti in educazione finanziaria! Solo il 41% della popolazione mostra competenze finanziarie di base.
Queste competenze sono indispensabili per prendere decisioni adeguate sulla gestione dei propri soldi. Non mi riferisco solo agli investimenti, ma anche alle scelte quotidiane relative a risparmio, consumo e debito. Argomento, quest’ultimo, che è ancora considerato come un tabù.
Il Decreto-legge Capitali, che rende l’educazione finanziaria un insegnamento obbligatorio nelle scuole, è un grande passo avanti. Partire dalla cultura delle nuove generazioni è essenziale e quanto di più efficace si possa fare in merito.
Da qui nasce la volontà di mettere a frutto la nostra conoscenza del mondo del debito e dei “debitori”, termine che abbiamo abbandonato da anni per sostituirlo con quello di “clienti in difficoltà con i pagamenti”.
Crediamo che il nostro ruolo non sia più, se mai lo sia stato, quello di “recuperare” semplicemente. Abbiamo un’utilità nel mondo del credito solo se permettiamo la re-inclusione nel suo ciclo virtuoso, attraverso soluzioni sostenibili ed equilibrate per tutti i soggetti interessati. In poche parole: se informiamo, se educhiamo.
Ecco perché è nato “Fireducation”, il progetto di Educazione Finanziaria dedicato a chi si trova, o si è trovato, in situazioni di disagio debitorio. Comprende diverse attività: una sezione dedicata sul nostro sito, una newsletter e un’iniziativa dal forte valore sociale lanciata a giugno e che proseguirà nei prossimi mesi.
Si tratta di un’iniziativa rivolta all’infanzia, che stiamo portando nelle scuole primarie, che comprende un racconto illustrato intitolato “Il Gomitolo di Solevento. Storia di una famiglia che si ingarbugliò con i soldi.”, completo di glossario dei termini finanziari più importanti, kit didattici per insegnanti e genitori e un gioco da tavolo.
Abbiamo deciso di fare alcune scelte radicali in termini di “giving back” ai nostri portatori di interesse, partendo da lontano, per ridistribuire il valore che generiamo. Perché la nostra visione di un mondo libero dal disagio debitorio non rimanga solo un’utopia, vogliamo dare il nostro contributo alla formazione di un nuovo mindset per le nuove generazioni.
Perché un gioco? Perché giocare è una cosa seria! L’apprendimento attraverso giochi che prevedono attività collaborative è raccomandato per adulti e bambini. Il game-based learning e la gamification sono metodi didattici di provata efficacia.
Abbiamo quindi trasformato la storia della famiglia di Solevento, denominata “Piccioli” come omaggio al nostro essere siciliani, in un gioco che incoraggia l’assimilazione di termini e concetti finanziari, stimola la concentrazione, la collaborazione, l’apprendimento per prove ed errori, l’esplorazione di scenari diversi e l’interazione critica.
In questo modo, normalizziamo e rendiamo questi concetti divertenti, li demistifichiamo e li trattiamo senza ansia.
I bambini rappresentano il futuro e con queste iniziative vogliamo contribuire, in quanto azienda operante nella filiera del credito, alla prevenzione di comportamenti finanziari rischiosi e a formare persone più consapevoli, in grado di gestire al meglio le proprie risorse economiche ed eventuali momenti di difficoltà.