Aste immobiliari: il valore di aggiudicazione supera spesso quello di mercato

Un report di Npls Re Solution rileva come la maggiore partecipazione dei privati alle procedure stia facendo salire i prezzi degli immobili

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Le aste immobiliari continuano ad attrarre chi cerca di comprare casa a un prezzo più basso, anche se il più delle volte si tratta di una speranza destinata a fallire, visto che il valore di aggiudicazione spesso arriva addirittura a superare quello di mercato. Lo segnala un lungo articolo di Italia Oggi che fa il punto sull’andamento del mercato così come emerge da un report di Npls Re Solutions, società attiva nel settore del recupero dei crediti deteriorati.

Il rialzo dei prezzi – spiega l’articolo – dipende principalmente proprio dal considerevole aumento della partecipazione dei privati a questo tipo di procedure, che porta a un maggior numero di rilanci e, quindi, a una lievitazione dei prezzi. L’articolo, comunque, non contiene cifre da cui sia possibile verificare lo scostamento dei prezzi di aggiudicazione rispetto ai valori di mercato degli immobili.

Nel 2024 si è registrato un decremento di circa il 12% rispetto alle procedure svoltesi nel 2023. Nell’anno appena concluso si sono comunque tenute ben nove aste al minuto, vale a dire 215 al giorno, per un totale di 78.477 procedure, pari a un controvalore di base d’asta complessivo di 10,9 miliardi di euro. Il 53,99% delle unità immobiliari all’asta è riconducibile alla categoria residenziale. Al primo posto per numero di lotti in asta si è confermata la Lombardia, con il 13,3%. Seguono Sicilia, Lazio e Campania.

Le aste immobiliari hanno registrato un incremento della partecipazione, in particolare da parte dei privati, attratti probabilmente dalla percezione della possibilità di ottenere un risparmio rispetto ai prezzi correnti sul mercato libero. Il settore residenziale è stato quello più colpito dalle esecuzioni immobiliari e l’interesse di chi partecipa alle aste si è diretto principalmente verso le prime case e le proprietà in aree urbane o turistiche. Gli immobili ubicati nelle aree costiere e nei grandi centri urbani hanno mantenuto una domanda costante, mentre le aree interne e rurali hanno registrato meno partecipazione.

Aree come quelle di Milano e Monza, nonché le città turistiche del nord e del centro Italia, sono particolarmente inflazionate, con prezzi che talvolta hanno superato il valore di mercato. Capannoni e locali commerciali hanno invece suscitato un interesse limitato.

Gli acquirenti stranieri, specialmente nord-europei e russi, hanno puntato su immobili di pregio e case indipendenti in aree turistiche o interne, come le Langhe, la Toscana e la Liguria. Si conferma che, sebbene le aste offrano prezzi di partenza sicuramente competitivi, l’aumento della partecipazione e i rischi associati al fatto di essere immobili sottoposti a procedure esecutive (si pensi, per esempio, al fatto che gli stessi spesso sono occupati) riducono la convenienza rispetto al mercato libero. La difficoltà di accesso al credito e il rischio di trovare gli immobili ancora occupati restano comunque un problema che limita l’accesso alle aste per molti acquirenti.

A livello regionale, la Lombardia si conferma al primo posto nelle aste immobiliari, con 10.439 unità, pari al 13,3% del totale per lotti venduti, seguita dalla Sicilia con 9.454 immobili (12,05%), dal Lazio con 7.625 (9,72%), dalla Campania con 5.655 (7,21%) e dalle Marche con 5.618 (7,16%).

Le posizioni sono rimaste quasi invariate rispetto al 2023, quando al quinto posto figurava però la Toscana, che ora è invece al sesto posto. Dei 78.477 immobili in asta, oltre il 32,42% ricade nelle regioni del nord Italia, anche se la loro distribuzione territoriale risulta frammentata.

Quanto alla tipologia, il 53,99% delle aste riguarda appunto immobili residenziali costituiti da appartamenti, monolocali, mansarde, attici, ville e villette, nella maggior parte dei casi abbinati ad autorimesse e/o cantine. A questi si somma un 11,19% di posti auto e autorimesse in vendita in lotti autonomi. La percentuale di negozi, uffici e locali adibiti a uso commerciale in vendita ha registrato un leggero rialzo, attestandosi all’11,33% rispetto al 9% del 2023.

Resta invariata la percentuale, pari al 3,06%, dei capannoni industriali, commerciali e artigianali, mentre è ancora lievemente aumentato il numero dei magazzini, passati dal 4,26% al 4,58%. A differenza del settore residenziale, la specifica destinazione d’uso di questi immobili comporta una riduzione dei potenziali acquirenti. Spesso, specie con riguardo ai cespiti industriali, l’impossibilità di adibire la struttura a impieghi diversi circoscrive infatti significativamente il numero degli interessati, causando un susseguirsi di esperimenti deserti, con una conseguente perdita di valore dei beni e, quindi, un evidente svantaggio per le parti coinvolte nella procedura esecutiva.

Una fetta importante del mercato, pari al 12,99%, in rialzo ulteriore rispetto all’11,34% del 2023, è poi costituita dai terreni, sia agricoli che edificabili.