È un anno record di fallimenti aziendali per lo Stato australiano del Nuovo Galles del Sud. A incidere sono stati gli scarsi consumi uniti a pressioni inflazionistiche. Tutte le regioni australiane hanno visto aumentare i tassi di insolvenza nell’ultimo anno. Tuttavia, gli Stati orientali ne stanno risentendo di più. A livello nazionale, l’Australia sta per affrontare il tasso di insolvenze più alto dai tempi della crisi finanziaria globale del 2008, con 8742 casi di insolvenza al 30 aprile scorso.
In particolare, secondo i dati della Commissione australiana per i titoli e gli investimenti il Nuovo Galles del Sud è la zona più colpita. Sia perché ospita più aziende, ma anche perché il suo tasso di insolvenza è aumentato del 43,3% e ora si teme si superare i livelli del 2008.
Secondo Patrick Coghlan, direttore generale di CreditorWatch, società australiana di servizi finanziari, il sud-ovest di Sydney è molto vulnerabile. E’ meno capace di affrontare gli aumenti dei prezzi delle proprietà, sia per l’acquisto che per l’affitto e ciò ha un effetto a catena sulla spesa dei consumatori e un impatto sulle aziende che sono sotto pressione.
I numeri delle insolvenze in Victoria sono aumentati del 31,9% raggiungendo quota 2247. Il Queensland ha avuto il terzo tasso più alto di insolvenze a 1608 al 30 aprile. Inoltre la Gold Coast, che dipende dal turismo, risente di un grosso calo dal periodo della pandemia: i vacanzieri stanno scegliendo alternative più economiche. La maggior parte delle insolvenze riguarda aziende legate al settore delle costruzioni, con aumenti anche nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione e nel commercio al dettaglio, in un contesto di riduzione della spesa dei consumatori. I tassi di insolvenza sono aumentati da quando le misure di sostegno per il Covid-19 e la flessibilità da parte dell’Ufficio delle imposte sono state ridotte.