Le banche italiane vivono un momento di quiete. L’incidenza dei prestiti deteriorati sul totale dei finanziamenti al netto delle rettifiche è in linea con i valori medi dell’area dell’euro. A delineare il quadro – positivo – dell’attuale comparto bancario italiano è stato il direttore generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini, a margine della presentazione del rapporto sull’economia della Lombardia. Nonostante “di recente il flusso di nuovi crediti deteriorati in rapporto a quelli in bonis sia lievemente aumentato, nel complesso la qualità degli attivi detenuti dalle banche è rimasta buona”.
“La raccolta complessiva – ha proseguito è assai diminuita per via del calo delle passività verso l’Eurosistema, attenuato da un accresciuto ricorso al mercato interbancario estero e alle emissioni di obbligazioni. I depositi di residenti sono scesi e si è registrata una ricomposizione dalle forme a vista a quelle a scadenza, che hanno rendimenti più alti. Ciononostante, il costo della raccolta si mantiene contenuto”.
Anche per quest’anno la redditività dovrebbe mantenersi positiva. Tuttavia è impossibile abbassare la guardia: serve ancora tenere elevati i presidi di sicurezza. Considerate le condizioni economiche generali e gli andamenti di mercato, le banche – secondo Signorini – devono presidiare il rischio di credito e quello di liquidità.
A tal fine, la Banca d’Italia ha recentemente introdotto una riserva macroprudenziale di capitale. “Vulnerabilità e rischi sistemici possono emergere anche nel comparto dell’intermediazione finanziaria non bancaria” ha aggiunto il direttore generale, perciò occorre affinare la regolamentazione di questo comparto, e in particolare dei fondi di investimento. “In Europa, rafforzare i presidi prudenziali dell’intermediazione non bancaria giova alla realizzazione di un mercato unico dei capitali. Altre importanti giurisdizioni hanno avviato il processo di rafforzamento, ad esempio con riferimento ai fondi monetari e anche l’Europa non deve restare indietro”.