
Banca Ifis è tornata a fare shopping di portafogli di crediti deteriorati. A distanza di quasi due anni dall’operazione Revalea, nei primi due mesi del 2025, tramite la controllata Ifis NPL Investing, la banca guidata da Frederik Geertman si è aggiudicata quattro processi competitivi per l’acquisto di portafogli NPL per un totale di circa 350 milioni di euro di Gross Book Value (GBV).
Il portafoglio totale di NPL – ha segnalato Il Sole 24 Ore – ha raggiunto così i 22 miliardi di euro. Gli acquisti riguardano posizioni relative al credito al consumo, in linea con il tradizionale posizionamento della banca nel segmento small tickets unsecured.
Nello specifico, Banca Ifis stipulerà rapporti di collaborazione con gli originator per i prossimi 12 mesi, attraverso programmi di cessione forward flow.
In un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore lo scorso 4 gennaio, il presidente Ernesto Fürstenberg Fassio aveva anticipato la volontà di «consolidare la nostra posizione sul mercato NPL. È vero» – aveva detto il presidente di Banca Ifis in quella circostanza – «che oggi i portafogli sul mercato sono un po’ meno performanti e un po’ più cari rispetto al passato. Ma noi abbiamo un approccio industriale, con un portafoglio al 90% di proprietà e una macchina di recupero efficiente che opera con un approccio attento e responsabile nei confronti del debitore».
Gli ultimi dati del Market Watch NPL dell’istituto di credito – ha fatto presente un altro articolo, pubblicato da MF – segnalano che nel terzo trimestre del 2024 è proseguito – seppur a un ritmo ridotto – l’aumento dello stock dei crediti deteriorati (+19 miliardi di euro rispetto all’inizio del 2023) e dell’NPE ratio (+13 punti base) delle banche significative UE, principalmente a causa di un incremento del deteriorato nelle banche tedesche e francesi.
L’Italia mostra, in controtendenza, una riduzione dello stock NPE, mentre la crescita in Germania e Francia è principalmente attribuibile al segmento Imprese, quasi interamente nel caso tedesco, con il peso più rilevante da parte delle attività immobiliari.
In parallelo all’aumento dello stock NPE, le banche tedesche hanno incrementato sensibilmente la percentuale di crediti in stage 2 e l’incidenza dei forborne performing, evidenziando un peggioramento del profilo di rischio prospettico. L’Italia si distingue anche su questi due indicatori, con un tasso di deterioramento del credito stimato a livelli storicamente bassi.
Rispetto alle previsioni di settembre 2024, nel triennio 2024-2026 si stimano 7 miliardi in più di nuovo deteriorato, con l’NPE ratio leggermente più alto nel 2024 e nel 2026.