Le banche ombra sono più ‘potenti’ di ciò che si ritiene: a fine del 2022 detenevano 63 trilioni di dollari in attività finanziarie nelle principali aree economiche. Una cifra pari al 78% del Pil globale. Ancora oggi, avverte in un proprio studio S&P Global Ratings, in molti Paesi continuano a svolgere un ruolo importante nell’intermediazione creditizia. Ciò migliora l’efficienza dei mercati finanziari, ma comporta anche rischi significativi a cui prestare attenzione.
Con il termine di shadow banking si intende un mondo in cui operano società di private equity, private debt, hedge funds, società finanziarie specializzate, succursali e società controllate da istituzioni finanziarie e bancarie come gli SPV (special purpose vehicle) e i SIV (structured investment vehicle). Tutti soggetti che contribuisco a loro modo al finanziamento dell’economia reale.
Tuttavia – mette in guardia lo studio – le banche ombra sono concentrate in determinati settori economici. Non sono immuni dai cicli economici e dai tassi di interesse. Ci si può aspettare che siano periodicamente sotto stress. Inoltre – aggiunge l’agenzia di rating – l’esposizione delle banche tradizionali verso le banche ombra non non è limitata come potrebbe apparire. Perciò serve tenere d’occhio nel corso dell’anno 2024 il modo in cui le banche e le autorità di regolamentazione gestiscono le loro esposizioni dirette e indirette verso lo shadow banking.
Le banche ombra rappresentano una grossa fonte di credito in alcuni Paesi: alla fine del 2022 – si legge nel report – le banche ombra avevano un patrimonio totale di 63mila miliardi di dollari nei Paesi facenti capo al Financial Stability Board (si tratta di circa il 29% del totale degli asset degli intermediari finanziari non bancari o il 14% del totale degli asset finanziari globali). Le altre banche, in confronto, rappresentavano il 40%. I fondi a reddito fisso costituiscono il grosso degli asset delle banche ombra, seguiti da fincos, broker-dealer e veicoli di finanza strutturata.
Le banche ombra hanno registrato una diminuzione del 2,9% della loro base patrimoniale nel 2022, a causa dei fondi di investimento, mentre i volumi degli asset delle fincos, i broker-dealer e i veicoli di cartolarizzazione sono leggermente aumentati. In Europa, i fondi del mercato monetario rimangono un settore limitato, con un patrimonio gestito di 1.700 miliardi di euro a fine 2023.
L’importanza degli intermediari non bancari
Gli intermediari finanziari non bancari – precisa S&P Global Ratings – rappresentano circa la metà del sistema finanziario globale. Si sono leggermente contratti a livello globale nel 2022, con gli asset in calo del 5,5% in termini nominali, il primo calo di questo tipo dal 2009. Nonostante ciò, continuano a rappresentare circa il 47% del totale delle attività finanziarie nelle principali economie facenti capo al Financial Stability Board. Queste economie rappresentano circa l’80% del PIL globale in totale. L’agenzia valuta con il proprio rating 233 strutture che rientrano sotto questa dicitura.
Le vulnerabilità derivano dalla crescita del settore. Anche se rappresentano solo il 14% del totale delle attività finanziarie a livello globale, le banche ombra possono avere particolare rilevanza in alcune regioni o settori economici. Le banche ombra cinesi ad esempio e il loro coinvolgimento nel finanziamento di progetti immobiliari sono un ottimo esempio. Va considerato che le difficoltà o la riduzione dell’indebitamento delle banche ombra possono avere un enorme impatto, con effetti a catena sull’economia.