Nel 2023 i prestiti bancari sono diminuiti in tutte le aree e in tutti i comparti produttivi ed anche nei primi due trimestri dell’anno in corso “è proseguita la flessione del credito, intensificandosi nel Mezzogiorno e nel Nord Est”. Lo segnala la Banca d’Italia che ha pubblicato il report sulla “economia delle regioni italiane – dinamiche recenti e aspetti strutturali”. La riduzione ha riguardato le aziende della manifattura e delle costruzioni, a fronte del lieve incremento dei finanziamenti per le imprese dei servizi del Centro e del Nord Ovest. In un contesto contraddistinto da tassi di interesse relativamente alti, sono emersi alcuni segnali di peggioramento della qualità del credito.
Il flusso di nuovi prestiti deteriorati in rapporto a quelli in bonis, già in aumento nel 2023, è ulteriormente cresciuto pur mantenendosi su valori bassi, grazie alla redditività sostenuta delle imprese. Il tasso di deterioramento rimane più elevato nel Mezzogiorno che al Centro Nord.
In ogni caso, nonostante l’incremento dei prestiti deteriorati e il calo dei finanziamenti in essere, l’incidenza dello stock dei primi sul totale dei secondi è “rimasta sostanzialmente invariata tra dicembre del 2022 e giugno del 2024”: la quota, al lordo delle svalutazioni già contabilizzate dalle banche, si è collocata tra il 2,4 per cento al Centro e il 5,2 nel Mezzogiorno, “confermandosi su livelli molto contenuti nel confronto storico”.
Alla stabilità dell’indicatore – spiega via Nazionale – hanno contribuito le operazioni di smobilizzo degli attivi: nel 2023 le banche hanno ceduto o cartolarizzato il 19 per cento dei prestiti che erano classificati in sofferenza all’inizio dell’anno. In tutte le aree del Paese queste operazioni hanno riguardato in prevalenza i prestiti alle famiglie, a differenza del 2022 quando avevano invece interessato maggiormente il credito al settore produttivo. L’attività di dismissione delle sofferenze è proseguita nella prima parte del 2024, seppure con minore intensità.
Il tasso di copertura dei prestiti deteriorati (rapporto tra le rettifiche di valore e l’ammontare lordo dei crediti deteriorati) è rimasto alto in ogni ripartizione, collocandosi a giugno dell’anno in corso tra il 49 per cento nel Nord Ovest e il 56 nel Nord Est. Nel 2023 sono emersi segnali di peggioramento nella puntualità dei pagamenti da parte delle imprese, in particolare delle costruzioni e dei servizi immobiliari. Il tasso di ingresso in arretrato (definito come l’incidenza dei nuovi finanziamenti con ritardi di pagamento sui prestiti in bonis all’inizio del periodo) è cresciuto in tutte le aree territoriali, restando su valori più elevati nel Mezzogiorno e al Centro; nel primo semestre del 2024 ha mostrato una riduzione nel Nord Ovest e un moderato incremento nelle altre macroaree, più accentuato al Centro.
La rischiosità dei crediti in bonis, misurata dalla quota di quelli classificati dalle banche in stage 2 ha avuto nel 2023 andamenti differenziati per area geografica: si è mantenuta sostanzialmente stabile al Centro Nord e si è ridotta di 2 punti percentuali nel Sud e nelle Isole. Nel primo semestre del 2024 l’indicatore è diminuito in tutte le ripartizioni assumendo a giugno valori inferiori a quelli della fine del 2022, ma più alti, ad eccezione del Mezzogiorno, dei livelli precedenti la pandemia.