BeBankers

Inuncontesto incui l’economiaèviva- ce e le banche sono restie a concedere nuovi finanziamenti c’è spazio per operatori come illimity intenzionati a chiudere quel gap. Certamente è una missione nella quale cre- diamo fortemente e, come dicevo, rappresen- ta l’idea ispiratrice da cui è nata illimity. La domanda di credito da parte delle imprese rimane forte sia da parte di quelle che vo- gliono crescere attraverso investimenti ed acquisizioni, sia da parte delle tantissime imprese impegnate nelle transizioni digitali ed energetiche o nelle trasformazioni dei loro settori. Ma il mercato non vi sta premiando. Certamente no,ma continuiamo per la nostra strada. Abbiamo pagato il disamore del mercato per ilmondoNPL e per quellofintech in generale. Non èmolto di moda in questomomento fare credito alle PMI e remunerare i depositi retail. Infine, vogliamo ancora crescere e, di con- seguenza, non possiamo ancora distribuire super dividendi o fare buyback. Le scelte strategiche che abbiamo avuto il coraggio di fare e le “riserve” di valore che stiamo costruendo nelle nostre partecipate, rendono però il nostro titolo particolarmente interessante ad un occhio attento. Sui conti di illimity, pur in miglio- ramento, mancano però i proventi dall’area distressed che la banca ha abbandonato. È il motore che è stato sostituito. Stiamoeffettivamente sostituendounodei due motori dell’aereo in volo. Vengono meno i ricavi dall’investimento in portafogli NPE, ma è molto vasto lo spazio per crescere nelle quattro linee di credito core: finanza strutturata, special situation turna- round, asset based financing e factoring. Ma una banca, come ogni altra azien- da, può crescere eprosperare se, attor- noasé, cresce l’economianel suocom- plesso. Entrano così in gioco i grandi temi della politica. L’Italia sta vivendo una stagione complessa in cui, tra dif- ficile congiuntura economica, guerre ai nostri confini, costruzione europea ancora fragile, è difficile individuare un credibile cammino di sviluppo. Qual è la posta in gioco, e riguarda solo in bel paese? Non dobbiamo sottovalutare il rischio di per- dere tutto quanto abbiamo costruito in questi 70 anni in termine di pace e di benessere. Noi europei siamo l’esito di un percorso storico di successo di cui dobbiamo essere assolu- tamente orgogliosi. Siamo riusciti a trovare equilibri sempre più avanzati tra valori da sempre considerati antitetici come libertà e uguaglianza, merito e solidarietà, identità e apertura, rispetto ma indipendenza dalle religioni. Le nostre democrazie mostrano tante aree di miglioramento, ma nel mondo e nella storia non c’è oggettivamente di me- glio. Ma per difendere le nostre conquiste l’Europa dev’essere forte economicamente, politicamente, militarmente e culturalmente. Al di là di tante polemiche e di tanti dibattiti autolesionistici, non c’è dubbio che oggi l’Eu- ropa rappresenti un sistema socioeconomico e politico per molti versi invidiabile. Ma non basta per garantire il nostro benessere futuro e la nostra sovranità nel tempo. Anzi, saremo sempre più oggetto di attenzioni pesanti. Di che cosa avremmo bisogno? Avremmo bisogno di accelerare. Avremmo bisogno di creare il vero mercato unico per- ché in tanti settori avremmo bisogno di fare investimenti importantissimi. Servono grandi progetti di ricerca, servono infrastrutture co- muni fisiche e digitali, servono grandi pro- getti settoriali che portino alla creazione di campioni europei di statura globale. Siamo usciti da quasi tutte le graduatorie mondiali dei settori fondamentali del futuro come la tecnologia, i semiconduttori, il bio- medicale, la difesa, le banche. Come Europei siamo praticamente assenti con pochissime eccezioni. Le competenze e gli operatori di mercato per creare dei leader mondiali, le avremmo: l’abbiamo, per esempio, dimostra- to con Airbus. È necessario investire anche nella di- fesa comune? La risposta viene dalla storia dello scorso secolo e dalle guerre attuali che ci stanno letteralmente “circondando”. L’Europa non può basare la sua sovranità sulla disponibi- lità americana a difenderla. Il veicolo deve rimanere la NATO, ma con un ruolo militare e politico dell’Europa da pari a pari con gli Stati Uniti. Per difendere le nostre conquiste l’Europa dev’essere forte economicamente, politicamente, militarmente e culturalmente. B E | B AN K E R S 33

RkJQdWJsaXNoZXIy MTUzNjY=