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Quali le possibili soluzioni per ridurre l’utilizzo dello strumento giudiziale? In primo luogo, si deve distinguere tra cre- diti problematici verso privati e quelli verso aziende. Per il mondo dei consumatori occorre aver presente che la maggior parte del valore ri- siede nei mutui residenziali e che, spesso, il debitore è in arretrato con i pagamenti, per- ché il suo reddito non è più in grado di far fronte alle rate del mutuo. Partendo dalla considerazione di palese evi- denza che, nella gran parte dei casi, l’immo- bile ipotecato interessa solo al debitore, la soluzionemigliore è quella di dare più tempo al medesimo debitore per ripagare quanto dovuto. La rinegoziazione, pertanto, è spesso l’unicomodo per consentirgli di non perdere la propria casa, offrendo al creditore la possi- bilità di vedere ripagato, spesso interamente, il proprio credito. Per consentire tale allunga- mento dei tempi di recupero occorre favorire la nascita di investitori di “lungo periodo”, sia privati sia di natura pubblica, che possa- no farsi carico di tale attività, acquistando a valori congrui tale tipologia di crediti sul mercato secondario. Questo, ad esempio, potrebbe essere il nuovo ruolo che lo Stato potrebbe attribuire ad AMCO. Per quello che riguarda ilmondo “corporate”, in ogni stato della posizione (UTP/sofferen- ze) la strada per trovare una soluzione non giudiziale è quella di verificare se l’azienda, indipendentemente dall’entità del suo debi- to, sia ancora in gradodi produrre unmargine operativo positivo da destinare al rimborso e, conseguentemente, capire quale sia il debito sostenibile. In queste situazioni la vera differenza viene fatta dalla struttura del debito bancario; le crisi definite in modo virtuoso e tempesti- vo, sono spesso quelle in cui la debitoria è concentrata in uno o due creditori bancari, che hanno modo di ristrutturare il debito, dando alle aziende il tempo necessario per superare la crisi. Nei casi in cui il debito è frazionato tra mol- te banche, invece, spesso e pur in presenza di aziende ancora vitali, nessun creditore ha convenienza a farsi parte attiva del ceto creditorio, e non di rado prendono la strada giudiziale situazioni che potrebbero risolver- si in modo alternativo. L’esperienza di questi ultimi anni inBCABan- ca, ha dimostrato come la possibilità che un terzo si renda cessionario a valori congrui della complessiva debitoria è la strada, forse la migliore, per garantire ai precedenti credi- tori unvalore di uscita sicuramente più alto di quello che avrebbero, lasciando “stancamen- te” che si concludano le procedure giudiziali. La tipica situazione a cui ci si trova di fronte, è spesso quella in cui unnumero significativo di banche creditrici ha percorso invano tutte le strade per una soluzione concordata della crisi. Spesso si sono tentati inutilmente accor- di di ristrutturazione, concordati preventivi naufragati nel nulla, casi in cui il debitore ha dato procura a vendere i beni ipotecati alle banche e queste, pur avendone la possibilità, non sono riuscite a liquidarli. Ilmotivo, ovviamente, è da ricercare nella cir- costanza che nel nostro sistema economico, costituito in larga misura da piccole e medie aziende, ci sono pochi soggetti interessati a ri- levare i beni in garanzia o la stessa l’azienda. In tali casi è necessario l’intervento di un finanziatore terzo, possibilmente di natura bancaria per poter far fronte anche a tempi di rientro medio/lunghi, che si renda cessio- nario di tutti crediti bancari, adunprezzo che ovviamente tenga conto del valore del tempo necessario al debitore per ripagare in tutto o in parte il proprio debito, divenendo quindi l’unico interlocutore del debitore. È infatti evidente che nessuno dei creditori è normalmente disponibile a rendersi acqui- rente dei crediti altrui, se non altro perché aumenterebbe la propria posizione di rischio, contravvenendo a uno dei dogmi del “buon banchiere”, che è quellodi nonmettere “soldi buoni sui soldi cattivi”. Il ruolo del terzo (quello che ad esempio svol- ge BCA Banca) è, pertanto, quello di aiutare i creditori bancari a chiudere una posizione che, senza la cessione, si trascinerebbe per anni in esecuzioni individuali o concorsuali di lunga durata e con percentuali di recupero estremamente basse. Quanto sopra nel caso in cui siano possibili soluzioni “ going concern ”. Nel caso in cui, invece, la situazione azien- dale sia tale da non consentire il prosegui- mento dell’attività e si debba procedere quindi alla liquidazione degli asset, il ruolo del terzo finanziatore cambia, consentendo al debitore di cedere sul libero mercato i propri beni a valori di gran lunga superiori a quelli che si avrebbero in sede giudiziale, riuscendo non raramente anche a non alie- nare in modo integrale il proprio patrimo- nio, avendo quindi un concreto ed effettivo interesse alla massimizzazione dei ricavi dalle vendite. 46 B E | B AN K E R S
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