La cartolarizzazione con valenza sociale, introdotta nel 2020 (e prevista con legge 130/1999) permette alle banche di vendere in blocco i propri NPL a società terze che, a loro volta, si occuperanno di attuare le procedure di recupero crediti verso i debitori. La norma è volta a consentire ai proprietari che non riescono a sostenere le rate di restare nella propria casa senza doverla perdere. Ora però due emendamenti al Dl Agricoltura, in discussione al Senato, proposti da Pd e M5S, mirano ad estendere l’istituto in uso sugli immobili a tutto il settore del recupero crediti. In Italia il mercato del credito deteriorato si concentra sui mutui residenziali con mezzo milione di famiglie che non riescono a rientrare nei pagamenti e rischiano di perdere l’immobile per insolvenza. Le case o aziende dei soggetti morosi sono spesso vendute all’asta dai fondi subentrati alle banche erogatrici dei crediti, come previsto da una legge quadro di settore del 2016. Nella maggior parte dei casi però si recupera circa il 35% del vecchio prestito.
Il meccanismo di cartolarizzazione sociale, si apre anzitutto con l’istanza del debitore, poi si individua il valore della rata di canone che il debitore è in grado di versare mensilmente, quindi grazie al processo di cartolarizzazione, la casa rimane a disposizione del debitore che si impegna a pagare una rata per lui accessibile. In alcuni casi, dopo aver versato un certo numero di rate, il ebitore potrà riscattare il bene acquistandolo.
Le proposte
I due emendamenti fotocopia, come riporta SkyTg24, a firma di Walter Verini (Pd) e Mario Turco (MS5), recepiscono tutte le proposte delle due fazioni. Se la commissione Agricoltura del Senato ritenesse inammissibili gli emendamenti, la proposta potrebbe “migrare” sul decreto Salva-casa ora all’esame della Camera. Gli emendamenti puntano ad estendere le cartolarizzazioni sociali, ad oggi limitate agli immobili, all’intero settore del recupero crediti, comprese le tranche impacchettate di crediti inesigibili comprati sul “mercato secondario”, che da qualche trimestre rappresentano ormai metà delle compravendite totali.
Inoltre il fondo che ha “spossessato” un immobile al titolare-debitore potrà cederlo in locazione a quest’ultimo, con la partecipazione di un’associazione di promozione sociale iscritta al registro da almeno cinque anni, o di società o enti dalla stessa istituiti. Un’altra novità prevista è la possibilità di trasformare il credito in mora in un mutuo a rate, prassi che già esiste ma che diventa vessatoria nei confronti dei debitori più fragili, perché priva di disciplina.