Le somme devolute dai soci per un futuro aumento di capitale restano vincolate e la loro restituzione può costituire reato di bancarotta fraudolenta, poiché rappresenta un impoverimento ingiustificato della società. Lo ha stabilisce – riferisce Il Sole 24 Ore – la Corte di Cassazione in una sentenza (n.41536) con la quale ha confermato la condanna per bancarotta di un imputato che aveva restituito ai soci somme destinate a un futuro aumento di capitale.
I giudici hanno distinto tra finanziamenti a titolo di mutuo e versamenti in vista del futuro aumento di capitale. Questi ultimi non prevedono il diritto al rimborso e devono essere iscritti nel passivo tra le riserve. Le somme versate dai soci entrano a far parte del patrimonio della società e costituiscono una garanzia per i creditori. Il diritto alla restituzione sorge solo se non viene adottata la delibera di aumento del capitale entro il termine fissato.
La sentenza puntualizza che finché non si realizza il mancato aumento di capitale, non sorge il diritto alla restituzione. L’amministratore non può decidere liberamente di restituire le somme versate dai soci per il futuro aumento durante la vita della società. Se si seguisse una linea diversa, si legittimerebbe la creazione di una liquidità apparente su cui i creditori potrebbero fare affidamento. Nel caso specifico – un imputato che aveva restituito ai soci 34mila euro , inizialmente versati in conto futuro aumento di capitale – le restituzioni erano state effettuate in una fase in cui la società non era più in grado di soddisfare regolarmente i creditori, avendo gravi problemi di liquidità e un livello di indebitamento molto elevato.