Crediti deteriorati in Ue: riprendono i prestiti in sofferenza Stage 2 e Stage 3

I risultati di una recente indagine della Commissione europea, a cura del NPL Advisory Panel, suggeriscono una ripresa dei prestiti di Fase 2 e 3 nel prossimo biennio

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Nei prossimi due anni c’è da aspettarsi una ripresa dei prestiti di “Stage 2” e degli NPL di “Stage 3”. La previsione proviene dall’indagine sul mercato secondario degli NPL condotta dal Gruppo consultivo sugli NPL della Commissione europea, il cosiddetto NPL Advisory Panel: si tratta di un’équipe di esperti dell’esecutivo europeo. Sostiene la Commissione nell’attuare molte azioni presentate nel piano d’azione sugli NPL e fornisce proposte.  

Una panoramica sul mercato secondario in Ue

L’NPL Advisory Panel ha lanciato un sondaggio nel periodo marzo-aprile 2024 per realizzare una panoramica sullo stato del mercato secondario dei crediti deteriorati in Ue. Il sondaggio era rivolto a varie categorie di persone, per raccogliere vari punti di vista su diversi aspetti del mercato (circa il 34% delle risposte proviene da banche, assicurazioni, leasing e factoring contro circa il 37% delle risposte ricevute dai servicer e il 10% ricevuto dagli acquirenti). Le domande riguardavano le barriere allo sviluppo, la profondità dell’universo degli investitori e dell’attività transazionale, oltre alla protezione dei consumatori. La copertura geografica è piuttosto ampia e comprende un totale di 22 Stati membri dell’Ue. Inoltre, sono state raccolte anche risposte, sempre tutte in forma anonima, dalla Norvegia, dalla Svizzera e dal Regno Unito.

Cosa è emerso

La maggior parte (71%) degli intervistati prevede livelli leggermente più elevati di prestiti in sofferenza della “Fase 3” nei prossimi due anni. Invece il 61% prevede un leggero aumento dello stock di prestiti in sofferenza della “Fase 2”. I settori dei prestiti aziendali, degli immobili commerciali (CRE) e dei prestiti al consumo non garantiti sono stati considerati i settori più deboli.

Ci si aspetta un aumento dei livelli di NPL in: prestiti alle imprese/PMI (70% delle risposte); CRE (57%); prestiti al consumo non garantiti (56%); e carte di credito (53%). Al contrario, i finanziamenti con garanzia di asset e i prestiti automobilistici sono i settori in cui meno si prevede un aumento dei livelli di NPL.

Oltre due terzi degli intervistati (68%) ritengono che il mercato degli NPL nell’Ue sia sufficientemente sviluppato, nonostante il volume delle transazioni sia basso. Questo è legato al basso livello totlae di NPL in Europa. Circa il 17% degli intervistati ritiene che il numero limitato di attività di vendita di NPL sia dovuto al relativo sottosviluppo del mercato.

Gli asset più venduti

Le tipologie di asset più scambiate sui mercati secondari degli NPL sono: immobili residenziali (RRE; 57%), prestiti alle imprese/PMI non garantiti (49%), prestiti garantiti alle imprese/PMI (43%) e immobili commerciali (CRE; 33%). Alcuni intervistati hanno affermato che per diversi tipi di asset, come i finanziamenti al consumo non garantiti, il mercato secondario è quasi inesistente.

C’è una notevole discrepanza tra i partecipanti al mercato. Le banche e gli intervistati lato vendita hanno segnalato un numero assai maggiore di operazioni di prestiti al consumo non garantiti (42%) rispetto ai servicer e agli intervistati lato acquisto (24%). Al contrario, gli intervistati lato acquisto hanno riportato più scambi di immobili commerciali (CRE; 39%) rispetto al lato vendita (29%).

Chi compra NPL in Europa?

Tre quarti (75%) degli intervistati hanno indicato gli investitori internazionali nel debito come i principali acquirenti di NPL nell’UE, seguiti dagli investitori nazionali in debito in difficoltà (30%). In due paesi sono state menzionate anche le società di gestione patrimoniale nazionali. Private equity e hedge fund sono presenti in pochi Paesi, principalmente quelli con livelli più elevati di NPL preesistenti.

Le piattaforme di trading sono attive solo in pochi Paesi. I partecipanti al mercato si affidano soprattutto alle interazioni bilaterali o ad altri broker e intermediari. Alcuni intervistati hanno dichiarato che le transazioni tramite piattaforme di trading sono residuali o inesistenti nel loro paese.