I grandi gruppi bancari italiani hanno realizzato utili elevati nei primi sei mesi del 2024, ma contemporaneamente hanno ridotto il credito a imprese e famiglie. Lo sottolinea un’analisi condotta dalla Fondazione Fiba di First Cisl sulle semestrali di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps e Bper. Nel complesso il margine di interesse è cresciuto del 10,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La sua incidenza sul totale dell’attivo è passa dall’1,6% all’1,8%, mentre le commissioni nette hanno registrato una crescita del 6,5%, supportata anche da un incremento della raccolta indiretta nel primo semestre del 5,3%, favorita dal buon andamento dei mercati. Un quadro sostanzialmente positivo, pertanto. I problemi nascono dal fatto che “la capacità di generare organicamente capitale continua a trasformarsi in benefici quasi esclusivi per gli azionisti, attraverso politiche di distribuzione di dividendi sempre più generose e il ricorso sistematico ai buyback”, ha sottolineato il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani.
La nota dolente – evidenzia l’analisi – resta il credito. Gli impieghi hanno registrato infatti una contrazione del 3,2% (oltre 37 miliardi il calo in valore assoluto) rispetto allo stesso periodo del 2023. Se si considerano i dati al netto dei pronti contro termine alla clientela, che rappresentano effettivamente i prestiti all’economia reale, alle famiglie e alle imprese, la riduzione è del 4,5% in un anno (dato che non considera BPER che non fornisce informazioni a tal proposito). È una tendenza che vale del resto – sottolinea la Fondazione Fiba di First Cisl – non solo per i primi cinque gruppi, ma per tutto il settore. Dai dati Bce sulle banche significant emerge infatti che al 31/03/2024 il nostro Paese registra un calo del 3% rispetto allo stesso periodo del 2023, contro una media europea del +1,35%. Più in dettaglio, Francia (+1,65%), Spagna (+1,74%) e Germania (+2,29%) fanno nettamente meglio. Il minor credito concesso dalle banche italiane rispetto ai competitor europei si evince anche dal rapporto tra prestiti e depositi (Loan to deposit), decisamente più basso (90,52%) rispetto sia alla media Ue (102,78%) che a Francia (106,45%), Spagna (98,73%) e Germania (114,27%).