Il debito globale ha raggiunto i 323mila miliardi di dollari, secondo il rapporto trimestrale Global Debt Monitor dell’Institute of International Finance (Iif) di cui riferisce il Sole 24 Ore. Questo aumento è dovuto alla riduzione dei costi di finanziamento e alla contrazione degli spread sovrani e societari. La crescita del debito è comune a tutte le aree geografiche, con gli Stati Uniti in testa, seguiti da Gran Bretagna, Eurozona, Cina e Giappone. Anche l’Italia ha visto un aumento del debito complessivo, ma il rapporto debito/Pil si è contratto al 273%.
Guardando al futuro, le proiezioni per il 2025 indicano un’ulteriore impennata del debito globale, trainata dal settore pubblico, con una cifra aggiuntiva vicina ai 130mila miliardi entro il 2028. Tuttavia, la ripresa economica potrebbe limitare l’impatto immediato sul rapporto debito/Pil.
Tra i fattori di rischio il report segnala il riacutizzarsi delle tensioni commerciali che potrebbe minare le prospettive di crescita e innescare cicli di accelerazioni e brusche frenate nei mercati del debito sovrano
Inoltre il riemergere delle pressioni inflazionistiche, insieme a una potenziale escalation delle interruzioni nelle catene di approvvigionamento e alla stretta delle finanze pubbliche, rappresenta un altro fattore di rischio significativo. L’impennata della spesa per interessi potrebbe aggravare le tensioni fiscali, rendendo sempre più difficile la gestione del debito pubblico in un contesto volatile. Questo è particolarmente preoccupante per i Paesi emergenti, che presentano un ammontare significativo di rimborsi nel 2025 e nel 2026. Questi fattori di rischio potrebbero aumentare la volatilità e rendere alcuni titoli sovrani vulnerabili a cambiamenti improvvisi del sentiment degli investitori, aumentando il rischio di crisi di liquidità.