Il mondo dei crediti deteriorati sta per affrontare una svolta storica. Palazzo Chigi ha appena approvato in via preliminare lo schema di decreto legislativo di recepimento della Direttiva SMD, Secondary Market Directive, la n.2021/2167. A partire dal 29 giugno, dunque, le nuove norme europee dovrebbero fare ingresso nel nostro ordinamento favorendo la creazione di un mercato secondario dei crediti deteriorati. L’obiettivo delle disposizioni appena introdotte in Italia è armonizzare a livello europeo il quadro regolamentare per l’attività di acquisto e gestione dei crediti.
Il decreto di recepimento
La direttiva consentirà a chiunque di acquistare crediti problematici dalle banche e da altri soggetti autorizzati a concedere finanziamenti. La nuova normativa europea modifica le direttive 2008/48/CE e 2014/17/UE. “La normativa – come si legge in una nota del governo – è volta ad incoraggiare lo sviluppo di mercati secondari, cioè mercati in cui avviene lo scambio di titoli già in circolazione, dei crediti deteriorati e a rafforzare le tutele dei debitori ceduti”.
In particolare, la direttiva SMD liberalizza la cessione dei crediti deteriorati da parte degli enti creditizi ai c.d. “acquirenti di crediti” (persone fisiche e giuridiche che esercitano l’attività di acquisto su base professionale. Inoltre aumenta i presidi sul mercato dei crediti e le tutele in favore dei debitori ceduti, mediante:
- la previsione di un regime autorizzativo e di vigilanza minimo applicabile ai “gestori di crediti”;
- la disciplina dei rapporti traacquirente, gestore dei crediti e, se del caso, i fornitori di servizi di gestionedei crediti;
- una disciplina specifica di tutela dei debitori (obblighi informativi, regole di condotta, costituzione di un nuovo albo di vigilanza, reclami).
Inoltre la SMD prevede che, in via transitoria, i soggetti che al 31 dicembre 2023 già svolgevano attività di gestione dei crediti deteriorati possano continuare a svolgere la propria attività fino all’ottenimento dell’autorizzazione e comunque fino al 29 giugno 2024.
Cosa cambierà ora
La direttiva rientra nel piano dell’UE per ridurre lo stock di crediti in sofferenza detenuti dalle banche europee e per promuovere lo sviluppo di un mercato secondario per gli NPL. Dunque – come evidenziato su BeBankers.it da Massimo Famularo – mira a consentire alle banche di gestire in modo più efficace gli stock di NPL migliorando le condizioni per la vendita di questi crediti a terzi. In che modo? Creando un quadro normativo a livello europeo, che imponga regole omogenee alle banche che vendono gli NPL, nonché agli acquirenti e ai soggetti che si occupano della gestione e recupero.
Le banche che vendono gli NPL – spiega l’esperto – dovranno fornire dati coerenti ai potenziali acquirenti in un modello ancora da concordare. Ciò consentirà agli acquirenti di credito di effettuare un’adeguata due diligence quando intendono acquisire portafogli di NPL. Gli NPL a cui si applica la direttiva sono i prestiti erogati dagli istituti di credito dell’Unione, che sono stati classificati come sofferenze in conformità con la normativa UE sui requisiti patrimoniali.
In realtà il “sistema Italia” è sempre stato all’avanguardia sul tema NPL – come osservato negli scorsi mesi da alcuni operatori del settore – fin dall’introduzione della legge sulle cartolarizzazioni dei crediti, spinto dalla necessità di regolamentare e “gestire” i grandi portafogli di NPL. Il nostro sistema in Europa è sempre stato guardato con attenzione e oggi sono stati delineati a livello comunitario aspetti normativi e tecnici a noi già noti da anni.
Il lungo iter verso il recepimento
A gennaio scorso il Dipartimento del Tesoro aveva lanciato una consultazione pubblica sullo schema di decreto legislativo che avrebbe dovuto recepire in Italia la Direttiva (UE) 2021/2167 sui gestori e gli acquirenti di crediti deteriorati, la cosiddetta SMD. Il decreto doveva essere emanato, secondo la stessa direttiva, entro il termine del 29 dicembre 2023, che il nostro Paese non è riuscito a rispettare. Sul punto era intervenuta anche l’Unirec, associazione di categoria delle imprese a tutela del credito, che al Senato in un’audizione aveva esposto il proprio punto di vista e le proprie perplessità sulle norme di recepimento.
Anche gli ‘addetti ai lavori’ si erano a lungo interrogati sulla bozza di decreto di recepimento, esprimendo opinioni di segno diverso. Ad esempio l’avvocato Emanuela Campari Bernacchi, esperta di operazioni bancarie, derivati e finanza strutturata, aveva evidenziato l’importanza di non escludere gli UTP. Inoltre, a suo dire, il decreto taceva sul ruolo delle agenzie di recupero crediti ed escludeva le cartolarizzazioni europee oltre ad essere poco chiaro sull’obbligo di notifica del debitore ceduto.