Eleonora Tortora (PLT Energia): “irrealistico” tornare al fossile

L’ondata antiambientalista di Trump non ferma gli investimenti in USA del gruppo italiano, in piena crescita anche in Italia e Spagna

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Eleonora Tortora, CFO e Investor Relations Manager di PLT Energia

«Tornare al fossile è semplicemente irrealistico.» L’ondata antiambientalista che sta scuotendo il mondo, sospinta dall’America di Donald Trump, è destinata a infrangersi non soltanto per motivi morali o per le pur sacrosante ragioni di chi ha a cuore i destini del pianeta. C’è anche una ragione economica che va tenuta presente. «L’energia che proviene da fonti fossili non è sostenibile, non è in grado, da sola, di far fronte al grande aumento dei data center connessi allo sviluppo del cloud e dell’intelligenza artificiale. Sono strutture a forte consumo energetico e, per funzionare, avranno sempre più bisogno dell’energia rinnovabile.» A parlare è Eleonora Tortora, seconda generazione di una famiglia che dal lontano 1980 crede nel green. «Quell’anno mio padre Pierluigi, ingegnere, si laureò con una tesi sull’energia solare. A pensarci è stato profetico.»

Da quella intuizione, Pierluigi, un passato da manager di successo in società di servizi tra cui l’attuale Iren, dette vita al gruppo PLT Energia, cresciuto velocemente nel tempo, nel quale Eleonora svolge oggi il ruolo di CFO e Investor Relations Manager.

Il marito, Stefano Marulli, è il CEO, mentre il fondatore mantiene la carica di presidente. A tutti gli effetti, è dunque un’azienda di famiglia interamente controllata attraverso la PLT Holding Srl. Nato con la realizzazione di un primo parco eolico nel 2006 e cresciuto anche attraverso l’approdo in borsa nel 2014, il gruppo PLT è stato successivamente delistato nel 2019, passo preparatorio per un importante break. Nel 2022, la PLT Holding ha ceduto l’intera piattaforma di PLT Energia, comprendente oltre 400 MW di asset in Italia, 1,5 GW di progetti in fase di sviluppo ed un team di 170 persone, a Eni Plenitude per una cifra che i giornali hanno stimato oltre un miliardo di euro.

Nonostante la cessione delle attività di PLT Energia, PLT Holding ha continuato a investire nelle rinnovabili e ora stima, a regime, di raggiungere una capacità installata superiore a quella ceduta al gigante petrolifero pubblico. L’ultima operazione è stata annunciata proprio nelle scorse settimane con un finanziamento multilinea su base project financing accordato da Unicredit per 54,2 milioni di euro. Il finanziamento è funzionale alla realizzazione di 11 impianti fotovoltaici greenfield in grid parity, alcuni dei quali già in fase di costruzione, in Piemonte, Toscana, Lazio e Puglia, per una capacità complessiva pari a 61,1 MW.

In precedenza, nel 2023, erano stati acquisiti dal colosso danese dell’eolico Vestas 656 MW di capacità eolica. Nel complesso, per il 2032 – spiega Tortora – la capacità installata raggiungerà 1,7 gigawatt, con impianti concentrati nelle regioni del Sud e Centro Italia: investimenti sono in corso nella regione di Ourense, nel nord-ovest della Spagna (62 megawatt eolici) e in Texas, negli Stati Uniti (195 megawatt fotovoltaici e 180 MW di storage). Negli investimenti, le fonti energetiche sono bilanciate tra solare (50%) ed eolico (46%). Il 3% è dedicato all’accumulo di energia attraverso le batterie, tecnologia in cui il gruppo – sottolinea ancora Tortora – crede molto.

La svolta antiambientalista di Trump – «drill baby drill» è stato uno dei suoi slogan nel corso delle ultime presidenziali USA – ha recentemente spinto Prysmian, il colosso italiano dei cavi, ad interrompere gli investimenti in Texas finalizzati a costruire cavi per impianti eolici. Ed anche la Orsted, stella dell’eolico offshore danese, ha annunciato un drastico ridimensionamento degli investimenti previsti negli “states”.

Anche PLT Energia si prepara a compiere le stesse scelte? «No, al momento registriamo in USA un aumento significativo dei costi, ma i nostri impianti, per i quali è già stata garantita la connessione con la rete energetica nazionale, potranno beneficiare dell’Inflation Reduction Act varato dall’ex presidente Joe Biden, misura che non verrà toccata dalle recenti decisioni della nuova amministrazione.»

I progetti di investimento nelle rinnovabili, insomma, non si fermano, soprattutto in Italia. Di cosa vi sarebbe bisogno per rendere più agevole la transizione green?

«Occorre garantire maggiore certezza sulle tempistiche degli iter autorizzativi, oggi assai complessi e lunghi. Dal momento di ideazione di un impianto alla sua effettiva realizzazione possono trascorrere molti anni, anche più di 5 per l’eolico.»

«Sono molte le amministrazioni interessate, gli enti locali, i ministeri, le sovrintendenze», spiega Tortora. «Se qualcuno obietta spesso i progetti vanno cambiati e liter deve iniziare daccapo. Una semplificazione, appunto, sarebbe auspicabile. Sullo sfondo, in considerazione delle esigenze energetiche del paese, è poi necessario un ripensamento al nucleare pulito. »

Intanto, la famiglia Tortora, originaria di Cesena, sta diversificando anche gli investimenti. Nel 2024, la PLT Holding ha acquisito lo 0,47% di Mediobanca. Con la società Green Boy ha prototipato in Romagna un monopattino elettrico, mentre nel settore immobiliare realizzerà un complesso in Svizzera e sta costruendo una torre a Dubai, negli Emirati Arabi. L’ultimo investimento, annunciato proprio in queste settimane, ha una natura soprattutto affettiva. È lo storico ristorante «al caminetto» di Milano Marittima, dove Pierluigi Tortora da ragazzo andava a prendere la pizza. Il forno è rigorosamente a legna, unica concessione all’energia fossile.