Il ciclone Trump inizia a essere incorporato nei report sui rischi globali del pianeta. «L’intuizione ci dice che l’impatto della politica statunitense sull’economia globale e oltre sarà essenzialmente dannoso». È il giudizio di fondo contenuto nel barometro 2025 pubblicato da Coface, player mondiale di riferimento nella gestione del rischio credito commerciale. Il pericolo Trump e della sua annunciata guerra dei dazi è prospettato innanzitutto per la Cina, la cui necessità di riequilibrare il suo modello di crescita sta diventando sempre più urgente. In secondo luogo per i mercati emergenti in generale, in particolare quelli con grandi squilibri esterni e/o con il debito più elevato. E infine per l’Europa, «dove l’apertura di un nuovo fronte con il suo principale alleato si aggiunge a tutte le sfide – istituzionali, economiche, sociali, tra le altre – che deve affrontare quando il margine di manovra fiscale di molti dei suoi membri è già stato esaurito». Insomma, il 2025 non è partito con un inizio promettente e, per molti aspetti, può essere paragonato a un nuovo salto nell’ignoto.
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Venendo all’Italia, il report stima che nell’anno appena iniziato vi sarà un livello generale di rischio di insolvenza delle imprese più elevato, seppur di poco, rispetto a tanti altri Paesi europei dove il rischio è considerato molto basso o basso. I settori costruzioni e tessile-abbigliamento continuano ad avere un rischio molto alto, mentre cresce il rischio nei comparti automotive e metallurgico (da alto a molto alto). Coface ha rivisto sette valutazioni paese (4 classificazioni in positivo e 3 declassamenti) e 20 valutazioni settoriali (8 classificazioni in positivo e 12 declassamenti). Si conferma la divergenza fra le due sponde dell’Atlantico. Il 2025 dovrebbe confermare la divergenza fra l’economia degli Stati Uniti e quella dell’area euro.