GB: in diminuzione le insolvenze ma aumentano le liquidazioni obbligatorie e le “amministrazioni”

Gli ultimi dati dell’Insolvency Service mostrano segnali contrastanti per le aziende britanniche: calano le chiusure, ma crescono le procedure più complesse e impattanti

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Lo scorso anno, in Inghilterra e Galles, è diminuito il numero delle insolvenze, ma le liquidazioni obbligatorie sono salite al massimo degli ultimi dieci anni, e gli esperti hanno avvertito di una maggiore incertezza per le aziende nei prossimi mesi. Lo scrive lo Examiner, riferendo gli ultimi dati dell’Insolvency Service britannico, secondo cui circa 23.872 aziende hanno chiuso i battenti nel 2024, in calo del 5% rispetto all’anno precedente.

Nonostante il calo anno su anno, il numero di insolvenze è stato di gran lunga superiore alla maggior parte dell’ultimo decennio e rimane ai livelli visti l’ultima volta durante la crisi finanziaria del 2008. Le cifre hanno anche rivelato che le liquidazioni obbligatorie, in cui i tribunali ordinano alle aziende di interrompere l’attività perché non riescono a pagare i propri debiti, sono aumentate del 14%, raggiungendo quota 3.230 nel 2024, dopo un’impennata di fine anno. A dicembre, il numero di liquidazioni obbligatorie mensili risultava in crescita del 53% anno su anno.

Secondo i dati ufficiali, sono in crescita anche le «amministrazioni», una procedura di insolvenza gestita a beneficio di tutti i creditori. Durante l’amministrazione, una moratoria statutaria impedisce ai creditori di intraprendere azioni legali contro i beni aziendali, mentre viene elaborato un piano di salvataggio. Vi fanno ricorso, in genere, le grandi imprese, e il loro numero, a dicembre, risultava in aumento del 5% anno su anno.

Secondo David Hudson, partner di consulenza per la ristrutturazione presso la società di consulenza aziendale FRP, l’aumento nel numero delle «amministrazioni» è un segnale significativo da non sottovalutare. «Queste, in genere», ha spiegato, «coinvolgono le aziende più grandi e hanno il maggiore impatto in termini di posti di lavoro e catene di fornitura».