Nella prima metà del 2024 – riferisce Dimsum Daily – il Giappone ha registrato il numero più alto di fallimenti dal 2013, con quasi 5.000 aziende che hanno ceduto alle pressioni finanziarie esacerbate dall’aumento dei costi. Secondo un rapporto pubblicato da Teikoku Databank, da aprile a settembre 4.990 aziende hanno dichiarato fallimento, segnando un aumento del 18,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
È una tendenza in corso già dal marzo 2022 da quando le imprese sono alle prese con gli impatti continui dell’inflazione. In particolare, un numero record di 472 aziende fallite ha citato l’inflazione come motivo principale della loro insolvenza. L’indice dei prezzi è rimasto costantemente pari o superiore all’obiettivo del 2% della Banca del Giappone per oltre due anni, guidato in modo significativo dalla debolezza dello yen, che ha gonfiato i costi di importazione in vari settori, tra cui quello alimentare e dell’energia.
I settori dell’edilizia, della produzione e della vendita al dettaglio sono stati particolarmente colpiti. Il rapporto evidenzia un aspetto singolare, cioè che un numero record di 163 aziende attribuisce le proprie difficoltà finanziarie alla carenza di manodopera. Il tasso di disoccupazione del Giappone è rimasto al di sotto del 3% per oltre tre anni, il più basso tra le economie sviluppate, intensificando la concorrenza per i lavoratori qualificati. Questo mercato del lavoro spinge le aziende ad aumentare i salari per trattenere i dipendenti, mettendo a dura prova le loro risorse finanziarie. Mentre alcune aziende più grandi sono riuscite a negoziare aumenti salariali superiori al 5% nelle recenti contrattazioni sindacali, molte piccole e medie imprese (PMI) hanno faticato a soddisfare queste richieste.
Guardando al futuro, le aziende potrebbero dover affrontare ulteriori sfide a causa dei crescenti costi del servizio del debito a seguito degli aumenti dei tassi di interesse da parte della Banca del Giappone a marzo e luglio. Diverse banche importanti e regionali hanno già presentato piani per aumentare i tassi di interesse su alcuni prestiti a breve termine, esacerbando potenzialmente la tensione finanziaria nelle imprese in difficoltà.