La BCE si starebbe aprendo alla possibilità di consentire alle principali banche della Grecia di tornare a pagare i dividendi. A riportarlo è la testata Usa POLITICO, citando fonti bancarie greche anonime. Nei giorni scorsi il governatore della Banca di Grecia, Yannis Stournaras, aveva lanciato il proprio appello alla Banca Centrale Europea a questo scopo, in vista di giugno, mese in cui la Vigilanza bancaria dovrà prendere una decisione a riguardo. Sono quattro i principali istituti di credito ellenici coinvolti, i quali – secondo la testata Usa – saranno in grado di pagare 840 milioni di euro (893,31 milioni di dollari) grazie alla ritrovata redditività.
La crisi alle spalle
Durante la crisi finanziaria, negli anni dal 2010 al 2018, le banche greche furono salvate con 50 miliardi di euro (53,17 miliardi di dollari). Ai tempi furono travolte anche da una valanga di crediti deteriorati, in seguito venduti ad agenzie di recupero crediti.
“Nessuno può negare l’enorme miglioramento della situazione degli NPL, della redditività, dei parametri patrimoniali, della liquidità” aveva affermato Stournaras nel suo appello alla Bce, mostrandosi ottimista sull’andamento dell’economia del Paese.
Un’apertura con alcuni limiti
Se la Bce dovesse dare il suo via libera, sarebbe la prima volta in 15 anni che gli azionisti delle banche di Grecia avrebbero la possibilità di incassare i loro investimenti, secondo un’altra fonte bancaria greca non identificata. Tuttavia questi ultimi dovranno in parte abbassare le loro aspettative. I pagamenti della Banca Nazionale di Grecia, con buona probabilità, per scelta della BCE saranno limitati al 25% dei profitti dei finanziatori nel 2023. Si prevede inoltre che la Piraeus Bank restituirà il 10% dei suoi profitti agli azionisti, Alpha Bank il 20% ed Eurobank il 25%.
I pagamenti dei quattro finanziatori sistemici saranno inferiori a quelli della maggior parte dei loro omologhi europei, poiché l’Autorità di vigilanza nutre ancora preoccupazioni sulla qualità del loro capitale. Circa il 40% della liquidità dei gruppi è sotto forma di credito d’imposta differita (DTC), che la BCE considera capitale di qualità inferiore.