I regulator e l’euro digitale

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Paolo Savona, presidente Consob, assieme a Marco Rossi, presidente comitato scientifico Alma Iura, al tavolo relatori del Convegno Alma Iura dell'8 marzo in Biblioteca Capitolare a Verona

Multa paucis (molte cose in poche parole). Questa è la cifra dell’articolo, a firma del Professor Paolo Savona (Presidente della Consob), apparso su Milano Finanza il 19 ottobre scorso sul tema dell’euro digitale (Le autorità sono pronte all’euro digitale?).

Si tratta di un tema ingombrante, che coinvolge tematiche economiche, ma, con riflessi democratici importanti.

I temi sulla moneta, che Savona solleva, sono focali e i caveat che egli lancia sono da ascoltare con grande attenzione. Savona è il primo che pone un problema tanto semplice quanto critico: le parole. Al centro dell’evoluzione delle CBDC (Central Bank Digital Currencies) c’è la confusione terminologica oltre ai rischi che la tokenizzazione e l’euro digitale pongono, in particolare per quanto riguarda l’inclusione degli utenti e la sicurezza. Savona sottolinea come l’euro digitale esista già, in forma di depositi bancari, ma la sua implementazione come unica forma di moneta richiede chiarezza: “Se si intende eliminare questa forma di moneta, il nuovo euro va definito in modo diverso dalla qualifica ‘digitale’, per evitare confusione”.

Un altro punto cruciale è la differenza tra centralizzazione e decentralizzazione della contabilità. Savona nota che la decentralizzazione, attraverso la tecnologia blockchain e DLT (Distributed Ledger Technology), sta guadagnando terreno, ma ciò comporta vulnerabilità, soprattutto in termini di cybersecurity. I sistemi decentralizzati richiedono una vigilanza molto più complessa rispetto alla contabilità tradizionale. La domanda principale è se muoversi verso questa decentralizzazione o mantenere la contabilità centralizzata, con tutte le implicazioni che ciascuna scelta comporta per il sistema finanziario. La scelta di una decentralizzazione tramuterebbe i depositi bancari da forme di moneta ad asset finanziari e ciò solleverebbe problemi di regolamentazione. Su questo punto, Savona è chiaro. L’economista avverte che la regolamentazione delle nuove forme di moneta e finanza, come le criptovalute e le attività tokenizzate, non può essere frammentata. Se si creano norme separate rispetto ai principali testi di legge (TUB e TUF), si rischia una “frammentazione legale” che potrebbe complicare ulteriormente l’applicazione delle regole, con effetti negativi su tutto il sistema. L’accorato appello di Savona è che le questioni tecniche non sono neutre, hanno un valore economico e legale e, quindi, essenzialmente democratico. L’implicito di Savona è che sia necessario un dibattito allargato. Questo appello va ascoltato, altrimenti un giorno Savona (e altri, come me, che la pensano così) potrebbe essere costretto a dire: “ve l’avevo detto!

Per leggere l’articolo di Paolo Savona: https://www.milanofinanza.it/news/le-autorita-sono-pronte-all-euro-digitale-come-l-ue-dovrebbe-affrontare-e-regolamentare-le-innovazioni-202410181919569809#google_vignette