Il recupero di crediti non performanti derivanti da mutui erogati a famiglie per l’acquisto dell’abitazione rappresenta una sfida cruciale per il settore bancario e finanziario, con implicazioni significative sia per i creditori che per i debitori.
In Italia, le procedure per il recupero di tali crediti sono caratterizzate da una durata media elevata e da un esito che vede gli immobili venduti all’asta a forte sconto rispetto al valore di mercato. Questa dinamica solleva interrogativi sia sulla sostenibilità economico-finanziaria per i creditori che sulla sostenibilità sociale per i debitori.
Dal punto di vista economico-finanziario, il lungo iter giudiziale e il deprezzamento degli immobili venduti all’asta rappresentano un peso significativo per i creditori. La durata media delle esecuzioni, che sfiora i cinque anni, comporta costi legali significativi e una notevole immobilizzazione delle risorse finanziarie. Inoltre, il realizzo degli immobili a un valore fortemente ridotto rispetto a quello di mercato (poco più di un terzo) implica una perdita rilevante per gli istituti di credito.
In questo contesto, diviene essenziale valutare strategie di recupero alternative alla via giudiziale. Una prima opzione potrebbe essere l’allungamento dei piani di ammortamento, che permetterebbe ai debitori di diluire il pagamento del debito su un periodo di tempo più lungo, riducendo il rischio di insolvenza e migliorando le possibilità di recupero per i creditori. Un’altra strategia potrebbe essere la vendita consensuale dell’immobile, accompagnata da una ricollocazione del debitore. Questa soluzione consentirebbe di evitare il deprezzamento associato alle aste giudiziarie e di garantire una transazione più equa per entrambe le parti.
Dal punto di vista della sostenibilità sociale, il recupero giudiziale dei crediti pone numerose criticità. Il lungo periodo di incertezza e le prospettive di perdita della casa possono avere un impatto psicologico devastante sui debitori, spesso già in condizioni di difficoltà economica. Inoltre, la vendita all’asta a prezzi ribassati non solo compromette il patrimonio dei debitori, ma contribuisce anche alla svalutazione generalizzata degli immobili su un dato territorio.
In un’ottica di sostenibilità sociale, è fondamentale considerare soluzioni che tutelino il benessere dei debitori e promuovano la stabilità sociale. L’allungamento dei piani di ammortamento rappresenta una misura che può offrire maggiore respiro finanziario ai debitori, permettendo loro di adempiere ai propri obblighi senza compromettere il proprio tenore di vita. La vendita consensuale dell’immobile, associata a soluzioni di ricollocazione, può inoltre garantire un processo di transizione più umano e dignitoso, minimizzando gli effetti sociali negativi.
A conti fatti, l’adozione di tali misure potrebbe tanto migliorare la performance finanziaria dei creditori quanto contribuire a un maggiore benessere sociale, in linea con i principi ESG. Come ulteriore conseguenza, sia le banche sia gli investitori in crediti non performanti potrebbero trarne ulteriore vantaggio non solo a livello di disclosure, ma anche al fine di indirizzare i capitali verso un’economia sostenibile volta alla qualificazione ESG degli stessi prodotti finanziari che abbiano come sottostante questo genere di credito (ad esempio, nel quadro della Sustainable Finance Disclosure Regulation).
Testo a cura di Christian Busca, Partner EY Studio Legale Tributario